Dl sicurezza, scontro Salvini-sindaci. Sala: "Cambi legge". Vicepremier: "Pacchia finita"

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Si allarga il fronte della protesta dei primi cittadini. Salvini: "Si dimettano". Palazzo Chigi apre all'incontro con l'Anci ma precisa: "Non applicare la legge è violarla". Il Viminale pubblica approfondimenti sui punti al centro dello scontro 

Si infiamma lo scontro su decreto sicurezza (COSA E’) e governo. Dopo Orlando, che anche a Sky tg24 ha parlato di "legge criminogena", sono tanti i sindaci che chiedono di sospenderne l'attuazione. L'ultimo ad intervenire è il sindaco di Milano che si rivolge direttamente al ministro dell'Interno: "Ci ascolti e riveda il decreto". Il titolare del Viminale non arretra: "Chi non è d'accordo si dimetta". E avverte: "È finita la pacchia". Poi in serata, attraverso un post su Facebook, rincara la dose bollando i primi cittadini come "amici dei clandestini, traditori degli italiani!". Intanto sul sito del ministero dell'Interno vengono pubblicati alcuni approfondimenti sul decreto, proprio sui capitoli al centro dello scontro: accoglienza, stranieri e anagrafe. In particolare, il Ministero sostiene come non sia vero che con le nuove norme gli stranieri che necessitano di protezione internazionale non potranno più essere iscritti all'anagrafe della popolazione residente. Proprio questo punto, l'articolo 13 del decreto sicurezza, è quello maggiormente contestato da Orlando e altri sindaci: secondo loro con la nuova norma il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non più sufficiente per iscriversi all'anagrafe e quindi avere la residenza.

Palazzo Chigi apre all'Anci

Tenta la via del dialogo Palazzo Chigi che, attraverso fonti interne, fa sapere che il premier Giuseppe Conte si dice disposto a incontrare i sindaci. Ritiene comunque "inaccettabile" la "violazione" della legge, ricordando che "il nostro ordinamento giuridico non attribuisce ai sindaci il potere di operare un sindacato di costituzionalità". Dunque, "disapplicare una legge che non piace equivale a violarla, con tutte le conseguenti responsabilità". Ma sull'incontro con l'Anci si profila un 'no' secco di Salvini che, in serata, ha annunciato: "Con tutta la buona volontà, ma il decreto sicurezza lo abbiamo già discusso, limato per tre mesi e migliorato", oltre che firmato dal presidente della Repubblica. "È troppo facile", ha sottolineato il leader leghista, "applaudire Mattarella quando fa il discorso in televisione a fine anno e due giorni dopo sbattersene".

Il fronte della protesta

Orlando resta comunque intenzionato a sottoporre la legge "all'esame di una autorità giudiziaria e, attraverso questa, della Corte Costituzionale". Per il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, è Salvini che "tradisce la Costituzione su cui ha giurato, quindi è lui a doversi dimettere". Il sindaco di Milano, Beppe Sala, interviene per chiedere al ministro di rivedere le norme incriminate, mentre il suo assessore al Welfare, Peirfrancesco Majorino, dà appuntamento in piazza il 2 marzo e spiega: "Le forme di opposizione alla Legge Salvini dovranno essere molte".

Il decreto sicurezza e gli approfondimenti del Viminale

Chi appoggia Orlando è contrario all'articolo 13 del decreto sicurezza, che stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non più sufficiente per iscriversi all'anagrafe e quindi avere la residenza. In sostanza i Comuni non potranno più rilasciare a costoro la carta d'identità e i servizi, come l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale (quindi l'Asl) o ai centri per l'impiego, che verranno assicurati solo nel luogo di domicilio, visto che non c'è più la residenza, come un Centro di accoglienza straordinaria o un Centro permanente per il rimpatrio. Mentre chi è dalla parte di Salvini garantisce la piena applicazione delle nuove disposizioni.
Il Viminale, oggi, ha pubblicato degli approfondimeti sulla questione. E afferma che "tutti coloro ai quali è riconosciuto lo status di protezione internazionale ovvero gli stranieri che, rientrando in speciali categorie, necessitano di specifica tutela, possono accedere al SIPROIMI, beneficiano delle misure di integrazione e, naturalmente, possono essere iscritti all'anagrafe della popolazione residente, analogamente a quanto avviene per gli stranieri regolarmente soggiornanti non richiedenti asilo". Inoltre, si legge, "chi ha già ricevuto un permesso umanitario in base alla previgente normativa continua a rimanere legittimamente nel territorio e rimane iscritto all'anagrafe fino alla scadenza del titolo".

Di Maio e i sindaci leghisti con Salvini

Prova invece a stemperare gli animi l'altro vicepremier, Luigi Di Maio, che riduce tutto a "solo una campagna elettorale da parte di sindaci che si devono sentire di sinistra". Mentre gli amministratori locali leghisti fanno quadrato attorno al titolare del Viminale e difendono le norme della legge: "Si mette ordine dove prima regnava il caos". Con il ministro dell'Interno si schierano anche il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, il primo cittadino di Udine Pietro Fontanini e ancora Sara Casanova, sindaco leghista di Lodi e Alessandro Ciriani che guida la città di Pordenone. "La legge sulla sicurezza, fortemente voluta dal Ministro dell'Interno Matteo Salvini e firmata dal Presidente della Repubblica, rappresenta una risposta finalmente chiara e coraggiosa al bisogno di sicurezza che tantissimi cittadini italiani avvertono ormai da troppo tempo”, dichiara in una nota Fontanini.

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