In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Legge elettorale, scontro Renzi-Alfano sul sistema tedesco

Politica

La riforma sarà approvata in tempo lampo alla Camera, con voto programmato dal 5 al 9 giugno. L'intesa tra Pd, Fi e M5S prevede il via libera del Senato entro il 7 luglio. Un'accelerazione che i 'piccoli' vorrebbero impedire

Condividi:

Sul sistema tedesco finisce l'alleanza tra Matteo Renzi e Angelino Alfano. Il leader dem e, a suo dire, anche Silvio Berlusconi, sono inamovibili sulla soglia al 5 per cento. "Ha fatto il ministro di tutto, se non arriva al 5 non si blocca il paese", ha detto Matteo Renzi, al termine di una giornata dove il ministro degli Esteri aveva respinto al mittente l'accusa del “veto” dei piccoli partiti, accusando l'ex premier di essere lui finora "ad aver fatto cadere i governi". L'accelerazione sulla riforma elettorale impressa dai tre “grandi” crea forti tensioni con le forze politiche minori, da Mdp a Sinistra italiana passando per Ap.

L’accelerazione sulla riforma elettorale

La riforma elettorale sembra correre veloce verso la meta: alla Camera sarà approvata in tempo lampo, dal 5 al 9 giugno, e l'intesa tra Pd, Fi e M5S prevede il via libera del Senato entro il 7 luglio. "Se salta il tedesco resta il Consultellum dove la soglia è all'8 per cento", avverte Matteo Renzi, ribadendo che il modello su cui si è trovata una larga intesa "non è la prima scelta del Pd ma è di buon senso". Piu' soddisfatto si dice l'altro protagonista dell'accordo, Silvio Berlusconi: "Si potrà finalmente restituire la parola agli italiani, consentendo agli elettori, dopo quattro governi non scelti dai cittadini, di decidere da chi vogliono essere governati".

La replica di Alfano

Il segretario Pd ostenta indifferenza tra le urne ad autunno o a scadenza naturale della legislatura. Sui tempi del voto, secondo Renzi, "votare sei mesi prima o dopo non cambia molto". Ma Alfano lo incalza: "Renzi non risponde alla domanda cruciale se fa cadere o no Gentiloni". Per Luigi Di Maio, invece, il Pd "ora vuole andare al voto perché ha paura delle elezioni regionali in Sicilia. Ora vedremo quale sarà l'iter della legge elettorale - sostiene Di Maio - per capire se i partiti stanno davvero facendo sul serio: io auspico comunque che si voti a settembre affinché il governo, che auspico sarà dell'M5S possa fare una legge di bilancio che non sia lacrime e sangue".