Referendum, l'elettorato del Movimento 5 Stelle sempre più compatto

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Secondo le analisi dell'Istituto Cattaneo, gli elettori di Beppe Grillo alle politiche del 2013 sono rimasti compatti sul fronte del "No". Più divisi invece i sostenitori di Pd e Pdl. INFOGRAFICA

I partiti storici "si disgregano", mentre quello che partito non si è mai voluto definire, cioè il Movimento Cinque Stelle, si compatta. È questa la tendenza evidenziata dai dati elaborati dall'Istituto Cattaneo dopo l'esito del referendum costituzionale del 4 dicembre che ha portato alle dimissioni del Presidente del Consiglio Matteo Renzi (LA CRONACA DELLA GIORNATA). L'analisi è stata condotta in 12 città diverse con il "modello Goodman", che ha preso in considerazione i dati delle sezioni elettorali di ciascun comune in esame (GUARDA L'INFOGRAFICA).

 

 

I partiti - Rispetto alle elezioni politiche del 2013, si sono registrati alcuni cambiamenti nell'elettorato dei diversi partiti. In particolar modo, nel Partito Democratico di Renzi si osserva che c'è stata una bassa percentuale di astensione ma che gli elettori sono divisi. Sul campione analizzato ha vinto il "Sì", anche se c'è una "componente minoritaria ma significativa di elettori dissenzienti rispetto alla linea ufficiale della segreteria". Non è spaccato al suo interno, invece, il movimento di Beppe Grillo (GUARDA L'INFOGRAFICA).

I suoi elettori hanno scelto in massa il "No" e in sei città su dieci questa decisione ha superato il 90%.

Spostandosi al centro destra, si trova una situazione frammentata anche nel Pdl con una tendenza verso il "No", ma con molte eccezioni. Lo dimostrano i casi di Bologna, dove gli elettori del Pdl che hanno detto "Sì" sono stati oltre il 40% e a Firenze, dove la loro percentuale è salita al 44%.

In controtendenza rispetto alle indicazioni date da Mario Monti, che aveva invitato i suoi sostenitori a votare "No", anche la parte di elettorato che nel 2013 si era schierata per la sua coalizione (Scelta Civica, Udc, Fli). Fra gli elettori che tre anni fa avevano votato Monti, la maggior parte non ha seguito le indicazioni date dal senatore, anche se ci sono state eccezioni al Sud come nei casi di Palermo e Cagliari.

 

 

I precedenti referendum costituzionali - Quello del 4 dicembre è stato un referendum che ha chiamato alle urne una percentuale molto alta di italiani, con una partecipazione elettorale che è arrivata al 68,5%. Rispetto al referendum del 2001, l'istituto Cattaneo ha registrato un +34,4% di partecipanti e, rispetto al 2006, un +14,7%. L'affluenza registrata il 4 dicembre viaggia su cifre molto simili a quella per le elezioni politiche del 2013, con un -6,7% di partecipanti all'ultimo referendum.

 

 

Il voto "sociale" e il caso di Bologna - I dati che riguardano la città di Bologna mostrano come l'età, il reddito e l'immigrazione siano elementi che influiscono sul voto. Nella città dell'Emilia Romagna, dove un elettore su quattro del Pd ha scelto il "No", si vede come le persone sotto ai 45 anni abbiano votato in maggioranza contro la riforma, mentre quelle sopra i 50 siano state più favorevoli al "Sì". La spaccatura si registra anche se si analizzano le fasce di reddito: il "No" ha convinto di più i cittadini che guadagnano meno di 18mila euro. Così come si sono dichiarati contrari alla riforma i bolognesi che vivono in aree dove la presenza di migranti supera il 14%

 

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LA MAPPA DEL VOTO NEI COMUNI

 

 

 

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