Riforme, Renzi alla Camera: "Basta vincere, mi gioco tutto"

Politica

Il presidente del Consiglio nel giorno del passaggio finale del ddl prima del referendum costituzionale: "Giornata storica". Le opposizioni fuori dall'Aula per protesta. Il premier: "Quando si andrà a votare, molti resteranno fuori dal Parlamento"

"Con questa riforma il Senato non sarà più il doppione della Camera". Quello di oggi è un "passaggio storico". Lo sottolinea più volte Matteo Renzi intervenendo alla Camera nel giorno in cui il ddl Costituzionale approda in Aula per la fase finale dell’iter prima del referendum di ottobre.

 

Renzi: mi gioco tutto – Una fase, quella del prossimo autunno, che il presidente del Consiglio prende molto sul serio: “Se perdo ne trarrò le conseguenze”. Al referendum di ottobre "basta vincere", non importa con quale percentuale. “Mi gioco tutto” dice.  Come prevede l’articolo 138 della Costituzione, infatti, la riforma approvata senza la maggioranza dei due terzi in seconda lettura va sottoposta a consultazione.

 

La protesta delle opposizioni - Quando nel tardo pomeriggio Renzi è giunto alla Camera, le opposizioni sono tutte uscite, perché "non aveva ascoltato la discussione generale".

 

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Renzi: scappare indice di povertà di contenuti - E’ un Renzi determinato quello che si rivolge a un’Aula di Montecitorio mezza vuota a causa della decisione delle opposizioni di restare fuori in segno di protesta contro un iter che definiscono affrettato. 

 

“Scappare dal dibattito è indice di povertà di contenuti” afferma Renzi. "Quando si andrà a votare tanti di loro resteranno fuori e non credo sarà un problema per la stragrande maggioranza degli elettori". E ancora: “Chi usa l'argomento 'caro presidente del Consiglio chi ti ha eletto?' non si rende conto che il presidente del Consiglio non è eletto dai cittadini ma gode di un rapporto di fiducia con il presidente della Repubblica".

 

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Il ringraziamento a Napolitano – E proprio al presidente emerito Giorgio Napolitano, rivolge un pensiero particolare: “Senza di lui questo passaggio non sarebbe stato possibile”. E ancora: "Oggi vediamo che la politica quando è sfidata in positivo è in grado di scrivere la pagina più bella. Oggi la classe politica da una lezione a tanti".

 

 

 

 

Riforma Costituzionale - L'obiettivo della riforma è principalmente quello di aumentare i poteri del governo centrale e di accelerare l'iter delle sue decisioni. 

 

Il nuovo Senato, composto da 100 senatori contro i 315 attuali, non voterà più la fiducia al governo e avrà competenza solo su una parte delle leggi, con una prevedibile riduzione dei tempi necessari a varare provvedimenti.

 

Il ddl elimina definitivamente le Province e il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (Cnel), modifica l'istituto del referendum (introduce una nuova soglia di 800.000 firme per quelli abrogativi e prevede quelli propositivi).

 

Il presidente della Repubblica sarà eletto dalle Camere riunite senza i delegati regionali e dalla settima votazione basteranno per eleggerlo i tre quinti dei votanti.

 

I precedenti - Si tratta della terza riforma costituzionale all'esame del Parlamento in 15 anni. Quella approvata nel 2001 dal centrosinistra introdusse nella Carta il federalismo regionale. Quella del centrodestra, che ampliava i poteri delle Regioni e introduceva il premierato, oltre a istituire il Senato federale, fu invece bocciata nel 2006 dal referendum confermativo.

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