Lo ha deciso il Cdm con un decreto. Sfuma l'ipotesi di un accorpamento con le elezioni amministrative. Il governatore della Basilicata: "Si potevano far risparmiare 300 milioni. Al governo manca il coraggio di far scegliere agli italiani"
Il referendum contro le trivelle si svolgerà domenica 17 aprile. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri che ha approvato un decreto per indire il voto popolare. Sembra così sfumare l'election day, chiesto dai comitati referendari, per unire in un'unica data il voto per le amministrative (non ancora deciso, ma previsto più avanti) con la consultazione popolare. Il quesito, che chiede di eliminare la norma che permette alle concessioni per l'estrazione di idrocarburi già concesse di durare fino all'esaurimento dei giacimenti, era stato presentato da dieci regioni. Altri cinque quesiti sullo stesso tema sono stati eliminati dalla Cassazione per via di modifiche apportate alle leggi in questione.
Il governatore della Basilicata: "Si potevano risparmiare 300 milioni di euro" - "Evidentemente al Governo manca il coraggio di far scegliere agli italiani" ha commentato il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza, del Pd. "In questo modo - aggiunge - non solo si rifiuta l'accorpamento con le amministrative, che farebbe risparmiare 300 milioni di euro, ma si finisce per mortificare ogni possibilità di partecipazione consapevole dei cittadini alla consultazione referendaria, che per sua natura ha bisogno di un tempo utile per conoscere e valutare il quesito che viene posto agli italiani. E due mesi, come tutti possono facilmente osservare, non bastano neanche per aprire la discussione. Spiace che il presidente del Consiglio - continua Lacorazza - non abbia voluto cogliere la vera sfida che il quesito referendario pone".