Riforme Costituzionali, dal Senato arriva il via libera definitivo

Politica

L'Aula di Palazzo Madama ha approvato con 180 sì e 112 no il disegno di legge Boschi sull'assetto istituzionale. Ora la palla passa a Montecitorio, che si esprimerà un'ultima volta. Renzi: "E' una giornata storica" e ribadisce che in caso di sconfitta al referendum popolare, lascerà la politica

Il Senato ha approvato il disegno di legge sulle riforme costituzionali con 180 voti a favori e 112 contro. Il testo ora torna alla Camera, dove l'aula di Montecitorio avrà, in Primavera, l'ultima parola. A ottobre infine è previsto il referendum costituzionale: superato quell'ultimo scoglio la riforma entrerà in vigore.

 

<blockquote class="twitter-tweet" lang="it"><p lang="it" dir="ltr">Oggi è il giorno in cui ciò che sembrava impossibile diventa possibile: l&#39;ultimo voto del Senato sulla riforma costituzionale <a href="https://twitter.com/hashtag/lavoltabuona?src=hash">#lavoltabuona</a></p>&mdash; Matteo Renzi (@matteorenzi) <a href="https://twitter.com/matteorenzi/status/689888146012659713">20 Gennaio 2016</a></blockquote>
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Renzi: "Col referendum vedremo da che parte stanno gli italiani" - Prendendo la parola a Palazzo Madama Matteo Renzi ha parlato di una "giornata storica". "Il Paese vi deve una gratitudine istituzionale" ha detto rivolgendosi a tutti i senatori. "Due anni fa l'obiettivo era talmente impegnativo da sembrare irrealistico" ha detto il presidente del Consiglio, che ha ribadito la sua intezione di ritirarsi dalla politica nel caso il referendum bocci la riforma. "Vediamo se i cittadini la pensano come coloro i quali scommettono sul fallimento o su chi scommette sul futuro dell'Italia" ha quindi ribadito Renzi, che ha poi ringraziato Maria Elena Boschi e l'ex presidente Napolitano, senza il quale "non ci sarebbe questa riforma, non sarebbe in piedi questa legislatura". Il premier ha quindi allargato il discorso, legando l'approvazione della riforma e la fine della crisi nel Paese: "L'Italia riparte se si rimettono in moto i consumi interni e la fiducia della gente".

Ecco i principali contenuti della riforma:

CAMERA - Sarà l'unica a votare la fiducia. I deputati restano 630 e verranno eletti a suffragio universale, come oggi.

SENATO - Continuerà a chiamarsi Senato della Repubblica, ma sarà composto da 95 membri eletti dai Consigli Regionali (21 sindaci e 74 consiglieri-senatori), più 5 nominati dal Capo dello Stato che resteranno in carica per 7 anni. Avrà competenza legislativa piena solo su riforme e leggi costituzionali. Per quanto riguarda le leggi ordinarie, potrà chiedere alla Camera di modificarle, ma Montecitorio non sarà tenuta a dar seguito alla richiesta. Se il Senato chiede alla Camera di modificare una legge che riguarda il rapporto tra Stato e Regioni, l' assemblea di Montecitorio può respingere la richiesta solo a maggioranza assoluta.

LEGITTIMAZIONE POPOLARE - Saranno i cittadini, al momento di eleggere i Consigli Regionali a indicare quali consiglieri saranno anche senatori. I Consigli, una volta insediati, saranno tenuti a ratificare la scelta.

SENATORI-CONSIGLIERI - I 95 senatori saranno ripartiti tra le Regioni in base al loro peso demografico. I Consigli Regionali eleggeranno con metodo proporzionale i senatori tra i propri componenti; uno per ciascuna Regione dovrà essere un sindaco.

IMMUNITÀ - I nuovi senatori godranno delle stesse tutele dei deputati. Non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazione senza l'autorizzazione del Senato.

FEDERALISMO - Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come energia, infrastrutture strategiche e sistema nazionale di protezione civile. Inoltre, su proposta del governo, la Camera potrà approvare leggi anche nei campi di competenza delle Regioni, "quando lo richieda la tutela dell'unita' giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale".

VOTO IN DATA CERTA – I regolamenti parlamentari dovranno indicare un tempo certo per il voto dei ddl del governo. Vengono introdotti limiti al governo sui contenuti dei decreti legge.

PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA – Lo eleggeranno i 630 deputati e i 100 senatori. Per i primi tre scrutini occorrono i due terzi dei componenti, poi dal quarto si scende ai tre quinti; dal settimo scrutinio sara' sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti (oggi il quorum e' piu' basso, maggioranza assoluta degli aventi diritto dalla quarta votazione in poi).

CORTE COSTITUZIONALE – Dei 15 giudici Costituzionali, 3 saranno eletti dalla Camera e 2 dal Senato.

REFERENDUM – Introdotto un quorum minore per i referendum sui quali sono state raccolte 800.000 firme anziché 500.000: per renderlo valido basterà la metà degli elettori delle ultime elezioni politiche, anziché la metà degli iscritti alle liste elettorali.

DDL DI INIZIATIVA POPOLARE – Salgono da 50.000 a 150.000 le firme necessarie per presentare un ddl di iniziativa popolare. Però i regolamenti della Camera dovranno indicare tempi precisi di esame, clausola che oggi non esiste.

LEGGE ELETTORALE - Introdotto il ricorso preventivo sulle leggi elettorali alla Corte Costituzionale su richiesta di un quarto dei componenti della Camera. Tra le norme transitorie c'è anche la possibilità di ricorso preventivo già in questa legislatura. Anche l'Italicum potrebbe finire dunque all'esame della Corte.

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