Depositati in Cassazione sei quesiti per abrogare gli articoli dello Sblocca Italia e del decreto sviluppo che danno al governo la competenza sulla ricerca di idrocarburi in mare e sul territorio. Capofila dell'iniziativa è la Basilicata: "Tuteliamo democrazia e diritto di proprietà"
Da dieci Regioni italiane è arrivata la richiesta di un referendum sulle cosidette "trivelle in mare", quella parte dello "Sblocca Italia" e del "Decreto Sviluppo" che attribuisce al governo centrale le competenze in tema di ricerca di idrocarburi e trivellazioni in mare entro le 12 miglia e sul territorio. I rappresentanti di Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise hanno infatti depositato in Cassazione sei quesiti referendari.
Le trivellazioni in mare erano anche uno dei temi (oltre a legge elettorale, jobs act e scuola) per il quale ha raccolto le firme il comitato promotore guidato da Pippo Civati. "Siamo alle prese con la raccolta e la conta delle decine di migliaia di firme arrivate nelle ultime ore", ha spiegato il fondatore di 'Possibile'. Come stabilisce l'articolo 75 della costituzione, il referendum può essere chiesto da 500mila elettori o da almeno 5 consigli regionali. Dopo la decisione della Cassazione, bisognerà attendere la valutazione della Consulta, che si pronuncerà da gennaio ad aprile, sulla legittimità dei quesiti.
La richiesta arriva da dieci consigli regionali - Capofila dell'iniziative è la Regione Basilicata. Nello specifico, i sei quesiti referendari chiedono l'abrogazione di un articolo dello "Sblocca Italia" e di cinque articoli del "Decreto Sviluppo". "Tuteliamo democrazia e diritto di proprietà", ha spiegato il presidente del consiglio della Basilicata, Piero Lacorazza, secondo cui anche Sicilia e Lombardia apprezzano l'iniziativa. "Il problema c'è - sottolinea il coordinatore dell'Assemblea dei Consigli regionali, Franco Iacop - se teniamo presente che 10 Consigli regionali a maggioranza assoluta hanno sottoscritto le delibere per attivare la procedura di referendum". Alcune Regioni, tuttavia, hanno bocciato la richiesta di referendum. E' il caso dell'Emilia Romagna, il cui presidente, Stefano Bonaccini, pur comprendendo le ragioni di chi chiede il referendum, ha detto di non considerare questo "lo strumento più utile per affrontare le questioni".
Wwf: "Anche la Shell ha rinunciato alle trivellazioni" - Sulla vicenda sono intervenute anche le associazioni ambientaliste. "Affondano i piani fossili della Croazia, ormai resta solo Renzi a volere le trivelle nei nostri mari", afferma Greenpeace. Il Wwf invece si dice soddisfatto per la decisione annunciata ieri dalla Royal Dutch Shell di abbandonare le trivellazioni in Artico e auspica che ora Eni segua l'esempio e abbandoni investimenti che peggiorano la crisi climatica.