Napolitano, il giorno dell'addio: contento di tornare a casa

Politica

"Qui si sta bene, ma è un po' una prigione": così il Capo dello Stato risponde a un bambino a poche ore dalle dimissioni. SEGUI LA DIRETTA DI SKYTG24 - LIVEBLOG

"Certo che sono contento di tornare a casa" ha detto il presidente Napolitano, riguardo alle sue annunciate dimissioni, a un bambino che lo ha interrogato in piazza del Quirinale durante una manifestazione della Polizia di Stato."Qui si sta bene, è tutto molto bello - ha aggiunto Napolitano - ma è un po' una prigione. A casa starò bene e passeggerò". Il presidente, di ritorno al Quirinale da un impegno pubblico, si è fermato sulla piazza per salutare i ragazzi che partecipano oggi all'iniziativa della Polizia per sensibilizzare i giovani all'uso sicuro di internet. Dopo aver salutato il capo della Polizia, Alessandro Pansa, Napolitano, ha parlato per qualche minuto con gli studenti.

Si apre la corsa per il Quirinale - Con la fine del semestre italiano a guida dell'Unione Europea per la politica italiana si apre quindi la partita per la successione di Giorgio Napolitano che, quasi sicuramente, rassegnerà le proprie dimissioni da presidente della Repubblica mercoledì 13 gennaio, come anticipato nel discorso di fine anno (IL DISCORSO INTEGRALE: VIDEO - TESTO), il premier Renzi vuole che si faccia presto, ma al momento il nome del successore sempra ancora lontano. Dalla possibile rosa, intanto, si sono sfilati Franco Marini ed Emma Bonino.

Dubbi della minoranza Pd - Il quadro interno ed estero spingono però tutto, premier in primis, a puntare su personalità politiche forti, politici "con la P maiuscola", come ha sintetizzato lo stesso Renzi nei giorni scorsi. Proprio per la necessità di coniugare il profilo giusto con i numeri parlamentari, il presidente del consiglio non ha intenzione di tergiversare in trattative estenuanti. Venerdì ha convocato la direzione del Pd nella quale lancerà il primo appello all'unità del partito, indicherà il metodo per cercare di eleggere al quarto scrutinio, con l'ormai famoso metodo Ciampi, il Capo dello Stato e darà i primi elementi del profilo a suo avviso ideale. La minoranza Pd, però, è scettica che la "chiamata" di Renzi aprirà ad una vera condivisione della candidatura. Ma il premier sa che, se a lui spetta il diritto di fare il nome, non ha, invece, la certezza di eleggerlo. "Se il segretario - spiegano esponenti bersaniani - non condivide con il Pd il nome, il numero dei dissidenti dem può arrivare a 130, un numero che Renzi non riuscirebbe a colmare neanche con Fi visto che i grandi elettori azzurri sicuri sono 110 se si escludono i 40 fittiani".

Sul tavolo anche la quesitone delle riforme - Calcoli che ben descrivono il clima di sospetti incrociati tra i dem. E ai quali i renziani sperano di rispondere riuscendo a portare a casa la riforma costituzionale alla Camera e l'Italicum in Senato entro il 29 gennaio, un passo avanti sulle riforme ma anche la prova di forza in vista della conta al Quirinale. In parallelo, nelle due settimane prima dell'avvio delle votazioni, il premier sonderà la disponibilità di vari candidati. Secondo quanto raccontano fonti parlamentari, attraverso i fedelissimi Renzi avrebbe già fatto un primo giro d'orizzonte tra personalità varie, da Sergio Mattarella a Ignazio Visco. Perché, chiariscono i renziani, solo quando il leader Pd avrà un quadro chiaro offrirà un nome al vaglio di Silvio Berlusconi. E questo avverrà quanto più a ridosso dell'inizio delle votazioni per non bruciare il candidato giusto.

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