Morto Emilio Colombo, l'ultimo dei padri costituenti

Politica
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Si è spento a Roma, all'età di 93 anni, il senatore a vita, esponente di rilievo della Dc. Nato in Basilicata, fu uno dei membri dell'assemblea che scrisse la carta fondamentale. Nel 2003 confessò l'uso di cocaina "per motivi terapeutici"

"A De Gasperi ho dato sempre del lei. Anche a Togliatti": basterebbero anche solo queste poche parole, dette ad Arrigo Levi in una recente "conversazione" che è insieme biografia e "volo" sulla storia e la politica italiana ed europea, a descrivere il carattere del senatore a vita Emilio Colombo - nato a Potenza l'11 aprile 1920 - morto nella serata del 24 giugno a Roma  a 93 anni, esponente di rilievo della Democrazia Cristiana e figura primo piano della storia repubblicana.

L'ombra della cocaina - La carriera di Colombo - cominciata "ufficialmente" nel 1946 con l'elezione, grazie a quasi 21 mila voti, all'Assemblea Costituente - è stata costellata di successi. Due soli i nei: uno personale e uno politico. Quello personale risale al 2003 - lo stesso anno della nomina, decisa dall'allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, a senatore a vita - quando ammise davanti ai magistrati della Procura della Repubblica di Roma di fare uso di cocaina, per motivi terapeutici. Il "neo" politico spuntò nel 2001: dopo una vita passata ad essere eletto con suffragi larghissimi, Colombo - a cui era stata "rifiutata" (lo disse lui stesso) la candidatura nel Partito Popolare - fu duramente bocciato nella corsa al Senato, proprio nella "sua" Basilicata: candidato indipendente con Democrazia Europea, fu terzo con 11.433 voti (15,3 per cento).

L'impegno per la Basilicata - Ma chi era Emilio Colombo e che cosa ha rappresentato? Nato in una famiglia cattolica nella quale, la sera, si recitava il Rosario ("ma era facoltativo", ha precisato sempre a Levi), Colombo passò dalle organizzazioni cattoliche (incontrò Papa Pacelli che pronosticò: "Questo Colombo volerà", come scriverà poi Tullio Kezich ricordando una serata trascorsa a Potenza) direttamente alla politica, in quella straordinaria e sconvolgente stagione che fu la fine della Seconda Guerra Mondiale e la scelta dell'Italia di rifiutare la monarchia e scegliere la repubblica. A contatto, nell'Assemblea Costituente, con i "giganti" della storia politica (e non solo politica) italiana, Colombo mise in mostra tutte le sue doti, che lo avrebbero accompagnato sempre: eleganza, gentilezza, facilità di rapporto con chiunque (più tardi, era facile vederlo parlare con contadini lucani che lo avevano conosciuto giovanissimo come se si fossero visti spesso), capacità di capire, spesso anticipare e controllare i processi politici. Potenza, fra l'altro, gli deve il suo grande ospedale e la scelta di ingaggiare medici di grido: raccontò più tardi di aver avuto l'idea durante una visita ufficiale negli Stati Uniti, dopo aver trascorso una giornata fra le strutture sanitarie di una città americana invece di visitare le strutture spaziali di Cape Canaveral, dove di solito gli ospiti italiani preferivano andare. La sua figura ha un posto di rilievo nella galleria degli uomini politici meridionali che hanno fatto la storia: non lascia testi da studiare ma seguire la sua vicenda - e trarne ispirazione, se ciò è ancora possibile per chi faccia o voglia fare politica oggi, in Italia - può riservare vantaggi di non poco conto.

La sua carriera in Europa
- Ha salito tutti i gradini, resistendo a tutti i venti, anche nella Democrazia Cristiana, partito nel quale il suo ruolo non e' pero' mai stato di primissimo piano (anche se la sua era una posizione considerata e ascoltata. Ma vi ha avuto avversari, a volte irriducibili): nel 1948 torno' a Montecitorio da deputato, eletto con oltre 43 mila voti. Su subito Sottosegretario all'Agricoltura (ma lo fu anche ai Lavori Pubblici), poi anche Ministro (all'Agricoltura a 35 anni, nel primo Governo Segni; poi anche al Commercio estero, Industria e Commercio, Esteri e, a lungo, al Tesoro, dove fu "eccellente", come scrisse Indro Montanelli). Nel 1970 diventa Presidente del Consiglio e resta a Palazzo Chigi fino al 1972. Altrettanto importante e' la sua carriera europea: e' negoziatore italiano ("rispettatissimo", dice ancora Montanelli) in momenti importanti e partecipa all'azione che riporta indietro la Francia dalla politica cosiddetta "della sedia vuota" voluta da De Gaulle, e' rappresentante al Parlamento Europeo nel 1976. Tre anni dopo viene rieletto nel Parlamento Europeo con quasi un milione di preferenze. Presiede l'Assemblea europea per la prima volta nel 1977 e viene confermato nel marzo del 1979, anno durante il quale ritira anche il prestigioso premio "Carlo Magno", assegnato all'uomo politico europeo che ha maggiormente contribuito al processo di integrazione comunitaria, al quale aggiunto nel 2011 la medaglia Monnet  "per gli alti meriti avuti nella nascita e nello sviluppo della Cee e dell'Unione Europea".

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