Tfr in busta paga, l’ultima mossa del governo non convince

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È la "bella sorpresa" annunciata da Bossi qualche giorno fa: spalmare il trattamento di fine rapporto mese per mese con l’obiettivo di rilanciare i consumi. Per Cazzola (Pdl) è una sciocchezza, mentre Damiano (Pd) dice: "Contrario a ipotesi improvvisate"

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La “bella sorpresa” che Bossi va annunciando da giorni sembra non scaldare nessuno. “Tremonti ha trovato un modo per raddoppiare gli stipendi degli italiani”, aveva detto il Senatur. Il sistema, si è quindi scoperto, sarebbe quello di inserire il Tfr in busta paga.
Un’ipotesi sulla quale il governo starebbe pensando seriamente: spalmare il trattamento di fine rapporto mese per mese con l’obiettivo di stimolare e rilanciare i consumi. Un incremento che dovrebbe essere pari all'accantonamento mensile per la liquidazione: circa il 7% dello stipendio lordo.

A bocciare l’idea ci pensa però Giuliano Cazzola, esperto di previdenza del Pdl, che dice: “Quella del Tfr in busta paga mi sembra quasi una sciocchezza. Una risorsa troppo importante per bruciarla sul falò del consumo e delle tasse”.
Non è d’accordo nemmeno l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano (Pd): “Sono contrario alle ipotesi improvvisate. La questione della retribuzione dei lavoratori è importante ma va risolta per via contrattuale”.

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