Primarie: "La bassa affluenza? Un pericolo per la sinistra"

Politica
Un momento delle primarie del Pd a Milano
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Marco Marturano, consulente politico e analista di dati elettorali, commenta il voto che ha visto trionfare Pisapia. "Il calo di partecipanti è un segnale da non sottovalutare. La colpa è stata del Pd e della strategia di Onida"

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di David Saltuari

Il vero tema delle primarie? Non è certo chi ha vinto, secondo Marco Marturano, docente di Giornalismo Politico allo IULM di Milano e presidente di GM&P, società di consulenza politica. Il vero dato da tenere in considerazione è il calo del 20% dei partecipanti rispetto al 2006. Marturano qualche esperienza in tema di elezioni e primarie ce l'ha. Nel 2004, per esempio, ha lavorato per la campagna di Flavio Zanonato a Padova e per la vittoria di Penati alla provincia di Milano. Ha seguito Massimo Cacciari, Walter Veltroni e spesso consulente del Pd.
"Se le primarie sono un modo per differenziare il centrosinistra dal centrodestra il primo risultato da osservare dovrebbe essere la partecipazione" - spiega l'analista politico - "evidentemente in questa tornata di primarie c'è stato un problema. Capisco che si preferisca non affrontare il problema per non rovinare il clima politico che si è venuto a creare, ma se il centrosinistra non tiene conto di questo dato rischia di avere problemi in primavera".

Il calo di partecipanti non invalida lo strumento delle primarie, ma lancia un preciso segnale anche per le primarie che si svolgeranno nelle altre città. "Gli errori commessi sono principalmente due" sottolinea Marturano "Da un lato, contrariamente a quanto si sta dicendo in queste ore c'è stato il Pd che non ha appoggiato abbastanza Stefano Boeri. Dall'altra c'è stata la strategia adottata da Onida, legittima, ma che ha indebolito lo strumento."

Il Partito democratico" - spiega Marturano -  "è stato accusato di aver messo il cappello su un candidato. In primarie di coalizione, come sono state queste, sarebbe stata una scelta assolutamente legittima".  "Il problema - continua l'analista - è che da un punto di vista comunicativo, in realtà, è passata l'idea che i democratici non appoggiassero abbastanza Stefano Boeri. E' stata fatta passare l'idea che Boeri era il candidato scelto dai vertici del Pd e non che fosse l'espressione del Pd. E sono due concetti diversi. A questa situazione non ha aiutato lo stesso Boeri che ha più volte sottolineato come lui non fosse il candidato dei partiti o dei leader, quasi in un'ottica da rottamatore. Alla fine Boeri era il candidato del Pd ma non lo era in assoluto. Una situazione che ha disorientato l'elettorato più fedele alle indicazioni di partito. Molti, di fronte a questa ambiguità hanno preferito non andare a votare".

La seconda questione, secondo il docente dello Iulm, è stata la strategia di Valerio Onida. Che non ha fatto campagna elettorale contro la Moratti, ma contro gli altri due candidati. "Una scelta legittima, ma tirando in ballo le questioni degli indirizzari o di quando spendevano i singoli candidati Onida ha in qualche modo incrinato l'immagine dello strumento delle primarie delegittimandolo". L'elettore per andare a votare alle primarie deve sentire di essere importante. "Ma se viene instillato il dubbio che le condizioni nelle quale si vota non sono del tutto limpide le motivazioni a partecipare calano".

Marturano ha seguito molto tutti i sondaggi effettuati nelle settimane precedenti al voto, ma più che i risultati dei vari candidati, il dato che lo ha colpito è stata la disponibilità ad andare a votare. "Tutti i  principali istituti di ricerca, e gli stessi candidati, avevano ipotizzato almeno 100mila partecipanti al voto" - spiega Marturano - "una stima più che corretta, ma nelle due settimane successiva la battaglia elettorale si è molto inasprita, e quel dato è crollato".

Guardano l'affluenza zona per zona l'unica parte della città in cui l'affluenza è aumentata rispetto a quattro anni fa è il centro. "Ma questo è dovuto al profilo dei tre candidati che ha fatto presa sulla cosiddetta borghesia intellettuale" - conclude l'analista - "ma il problema è che per vincere contro il candidato di centrodestra è nelle periferie che bisognerà andare a raccogliere e guadagnarsi i voti."

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