Crisi Pdl, Napolitano convoca Fini e Schifani

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La principale preoccupazione del capo dello Stato è il prosieguo dei lavori parlamentari, soprattutto per quanto riguarda l'approvazione della legge di stabilità. Intanto nel vertice Berlusconi-Bossi viene ribadita la linea: fiducia o voto anticipato

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Il giorno dopo le dimissioni dei ministri finiani dal Governo scende in campo il presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano ha convocato alle ore 17.30 di martedì 16 novembre il presidente del Senato, Renato Schifani e il presidente della Camera, Gianfranco Fini.

L'appuntamento, che occupa le prima pagine dei quotidiani (guarda la rassegna stampa nel video in alto), viene visto come un primo segnale che porterà alla crisi di governo. Ma secondo molti la principale preoccupazione del capo dello Stato è che venga rispettato l'impegno a varare la legge di stabilità nei tempi previsti, per evitare al Paese problemi che potrebbero giungere dai mercati finanziari internazionali.

Giorgio Napolitano, dunque, come già successe nel 1994 quando al Quirinale c'era Oscar Luigi Scalfaro, ha chiamato la seconda e terza carica dello Stato per avere rassicurazioni sul prosieguo dei lavori parlamentari. Al Quirinale spiegano che si cercherà di concordare e individuare un percorso parlamentare non contrastato che eviti tensioni che possono riprodursi sulla legge di stabilità.

Proprio per questo, ricevuta la convocazione al Quirinale, i presidenti Schifani e di Fini hanno annullato le due conferenze dei capigruppo, riunioni durate le quali si doveva cominciare la discussione sui tempi delle comunicazioni su cui il premier ha annunciato di voler chiedere la fiducia.

Su questo tema, infatti, c'è un braccio di ferro tra maggioranza e opposizione, dato che Berlusconi ha detto di voler cominciare a chiedere il voto di fiducia dal Senato, mentre il Pd chiede che si dia la precedenza alla mozione di sfiducia presentata dai democratici a Montecitorio.

Intanto nella serata di lunedì 15 dopo il lungo vertice ad Arcore tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi è stata ribadita la linea della maggioranza: no a passaggi intermedi come, ad esempio, la crisi pilotata, il governo va avanti e se non ha la fiducia l'unica strada possibile è quella del voto anticipato.

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