Il segretario del Pd inaugura l'iniziativa Porta per Porta alla periferie di Roma. "Ci vuole un governo di transizione, ma il voto non ci fa paura". E aggiunge: "Senza di noi non c'è alternativa"
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"Si deve rompere il muro del suono tra la politica e la società". Pier Luigi Bersani comincia da Pietralata, un quartiere della prima periferia romana, il porta a porta del Pd nei luoghi di vita e di lavoro dei cittadini. Obiettivo annunciato è spiegare che "Berlusconi deve andare a casa" e "senza Pd non c'è alternativa". Ma soprattutto, tra un caffè offerto da una famiglia del condominio di via Michelotti e un valzer ballato con una signora un po' agee al centro anziani, è di far capire con i gesti che i democratici vogliono "rimettere la politica nelle mani dei cittadini". E allora non ci si risparmia nessuna stretta di mano, nessun sorriso, nessun autografo, nessun cenno del capo ai problemi sussurrati o gridati dalla gente.
Per tre week-end i dirigenti del partito saranno impegnati nell'iniziativa e subito dopo si terrà la manifestazione dell'11 dicembre. "Avevamo pensato ad altre soluzioni - dice Bersani da un piccolo palco nel cortile del condominio - ma le adesioni sono tantissime e quindi la faremo a piazza San Giovanni". Una signora si commuove: "io ero lì ai funerali di Togliatti". Molti gli applausi quando il segretario spiega che ormai è maturo il tempo perché "Berlusconi vada a casa, ne ha tante, scelga lui in quale andare, magari la più lontana delle 15 che ha". "Questo governo - afferma - non è in grado di affrontare i problemi degli italiani perché per due anni si è avvitato nei problemi, diurni e notturni, del premier. Ma noi l'avevamo detto, lo ricordo a tutti quelli che ci fanno le pulci". Bersani pungola i tanti commentatori e i tanti politici che "ci davano lezioni": "ora, ci dicano se non avevamo ragione noi?".
Adesso, una volta ottenuta la crisi di governo, serve un governo di transizione. Ma non un Berlusconi bis "che sarebbe un delirio" e nemmeno una riorganizzazione del centrodestra con un nuovo premier perché "è il centrodestra che ha fallito, la soluzione non può venire da lì". Anche Nicola Zingaretti, presidente della Provincia, sottolinea che "il centrodestra ha fallito, perché il primo compito di chi vince le elezioni è di governare, ma il centrodestra non ha risposto ai problemi del Paese". Bersani ironizza sulla Protezione civile mandata a Pompei, perché "avrebbero dovuto mandarla nel 79 dopo Cristo, non adesso" e sulla Lega "che parla di Roma ladrona e poi fa gli accordi con i quattro ladroni di Roma".
Poi il segretario tira fuori le note dell'orgoglio: "Ci si deve rispettare". "Senza di noi non c'è l'alternativa, ci si tiene Berlusconi". Ammette che a volte un po' di rispetto verso il Pd dovrebbe venire dagli stessi democratici, troppo impegnati "a guardarsi la punta delle scarpe", e quindi conclude chiedendo ai suoi "orgoglio di noi stessi". I ragazzini lo chiamano, le mamme gli parlano degli asili. Lui suona ai campanelli di due famiglie, due chiacchiere in salotto e in cucina. Poi un brindisi nel circolo Pd e infine un ballo al centro anziani sulle note di 'Romagna mia'. "Che bel posto" si lascia sfuggire Bersani, guardando i palazzoni un po' anonimi. E' sabato pomeriggio, intorno c'è il delirio dello shopping del fine settimana. "L'importante - dice una signora che si tiene stretto al braccio Bersani - è che mandate a casa Berlusconi". "Questa volta sì", le sorride lui.
"Si deve rompere il muro del suono tra la politica e la società". Pier Luigi Bersani comincia da Pietralata, un quartiere della prima periferia romana, il porta a porta del Pd nei luoghi di vita e di lavoro dei cittadini. Obiettivo annunciato è spiegare che "Berlusconi deve andare a casa" e "senza Pd non c'è alternativa". Ma soprattutto, tra un caffè offerto da una famiglia del condominio di via Michelotti e un valzer ballato con una signora un po' agee al centro anziani, è di far capire con i gesti che i democratici vogliono "rimettere la politica nelle mani dei cittadini". E allora non ci si risparmia nessuna stretta di mano, nessun sorriso, nessun autografo, nessun cenno del capo ai problemi sussurrati o gridati dalla gente.
Per tre week-end i dirigenti del partito saranno impegnati nell'iniziativa e subito dopo si terrà la manifestazione dell'11 dicembre. "Avevamo pensato ad altre soluzioni - dice Bersani da un piccolo palco nel cortile del condominio - ma le adesioni sono tantissime e quindi la faremo a piazza San Giovanni". Una signora si commuove: "io ero lì ai funerali di Togliatti". Molti gli applausi quando il segretario spiega che ormai è maturo il tempo perché "Berlusconi vada a casa, ne ha tante, scelga lui in quale andare, magari la più lontana delle 15 che ha". "Questo governo - afferma - non è in grado di affrontare i problemi degli italiani perché per due anni si è avvitato nei problemi, diurni e notturni, del premier. Ma noi l'avevamo detto, lo ricordo a tutti quelli che ci fanno le pulci". Bersani pungola i tanti commentatori e i tanti politici che "ci davano lezioni": "ora, ci dicano se non avevamo ragione noi?".
Adesso, una volta ottenuta la crisi di governo, serve un governo di transizione. Ma non un Berlusconi bis "che sarebbe un delirio" e nemmeno una riorganizzazione del centrodestra con un nuovo premier perché "è il centrodestra che ha fallito, la soluzione non può venire da lì". Anche Nicola Zingaretti, presidente della Provincia, sottolinea che "il centrodestra ha fallito, perché il primo compito di chi vince le elezioni è di governare, ma il centrodestra non ha risposto ai problemi del Paese". Bersani ironizza sulla Protezione civile mandata a Pompei, perché "avrebbero dovuto mandarla nel 79 dopo Cristo, non adesso" e sulla Lega "che parla di Roma ladrona e poi fa gli accordi con i quattro ladroni di Roma".
Poi il segretario tira fuori le note dell'orgoglio: "Ci si deve rispettare". "Senza di noi non c'è l'alternativa, ci si tiene Berlusconi". Ammette che a volte un po' di rispetto verso il Pd dovrebbe venire dagli stessi democratici, troppo impegnati "a guardarsi la punta delle scarpe", e quindi conclude chiedendo ai suoi "orgoglio di noi stessi". I ragazzini lo chiamano, le mamme gli parlano degli asili. Lui suona ai campanelli di due famiglie, due chiacchiere in salotto e in cucina. Poi un brindisi nel circolo Pd e infine un ballo al centro anziani sulle note di 'Romagna mia'. "Che bel posto" si lascia sfuggire Bersani, guardando i palazzoni un po' anonimi. E' sabato pomeriggio, intorno c'è il delirio dello shopping del fine settimana. "L'importante - dice una signora che si tiene stretto al braccio Bersani - è che mandate a casa Berlusconi". "Questa volta sì", le sorride lui.