Intercettazioni, c'è la fiducia. L'opposizione non ci sta

Politica
I senatori del Pd lasciano l'Aula
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Il governo incassa l'ok del Senato sul disegno di legge. Il Pd non partecipa al voto. Finocchiaro: "Comincia il massacro della libertà". Napolitano: “Inviti a non firmare arrivano a vanvera”. Idv: "Referendum". Il 9 luglio sciopero dell'informazione

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Sì del Senato alla fiducia - Il Senato ha concesso la fiducia al governo ed approvato in seconda lettura il ddl intercettazioni (GUARDA L'ESITO DELLA VOTAZIONE). Il provvedimento passa ora alla Camera. I voti favorevoli sono stati 164, i voti contrari 25. Hanno votato sì Pdl e Lega.
Hanno votato no Idv, Udc, Api e Radicali. Non hanno partecipato al voto Pd, Mpa, Svp, i sette senatori a vita e l'ex presidente del Senato Marcello Pera. Assente anche l'avvocato Pdl Niccolò Ghedini.
Con questo voto il provvedimento si intende approvato dal Senato. Il provvedimento, che per il governo armonizza il diritto alla privacy con quello di cronaca, tornerà ora per un'altra lettura alla Camera, dove era stato approvato per la prima volta un anno fa, sempre con il voto di fiducia.

Il Pd non ha partecipato alla votazione in polemica con una legge che ha definito "liberticida", in una giornata di grande agitazione al Senato, che aveva visto in precedenza l'espulsione dall'aula dei senatori dell'Italia dei Valori, anch'essi contrari al ddl, perché occupavano i banchi riservati al governo.
Il presidente del Senato, infatti, prima del voto ha sospeso la seduta per alcuni minuti dopo aver invitato i senatori dell'Idv ad abbandonare i banchi del governo nell'aula del Senato occupati per protesta contro il disegno di legge sulle intercettazioni. Loro però, capeggiati dal capogruppo Felice Belisario, non si sono mossi. Dopo 3 richiami Schifani ha così espulso dall'Aula i senatori, che sono stati riammessi per la votazione.
"Una decina di commessi ha circondato i banchi del governo ai quali siamo seduti. I commessi ci stanno portando via uno ad uno". E' questo il racconto fatto da uno dei dipietristi che ha occupato l'emiciclo. 
"Ancora una volta, invece di affrontare i problemi, la maggioranza e il suo premier utilizzano un atto di forza per rimuovere il problema. Noi denunciamo lo stato di illegittimità permanente e la risposta è stata un atto di prevaricazione che neanche ai tempi di Mussolini". Così il leader Idv Antonio Di Pietro, che ha poi aggiunto: "E' una maggioranza appecoronata che fa capo ad un piduista".

Napolitano, inviti a non firmare a vanvera
- Non si placano le polemiche e Giorgio Napolitano respinge al mittente, ancora una volta, gli inviti a non controfirmare questa legge. "I professionisti della richiesta al Presidente della Repubblica di non firmare spesso parlano a vanvera. Per il resto non ho nulla da aggiungere", dice il Capo dello Stato ai giornalisti, dopo gli appelli dell'Idv. Con Antonio Di Pietro, per parte sua, che tiene il punto: "Noi dell'Italia dei Valori non abbiamo ne' intenzione ne' soprattutto tempo per polemizzare con il Capo dello Stato. Piuttosto - rileva - ribadiamo che la responsabilità di questa legge è del governo Berlusconi e della sua maggioranza complice".

Lega: il testo è equilibrato -
"L'attuale testo della legge sulle intercettazioni, notevolmente migliorato in Senato, risponde a due fondamentali esigenze: sicurezza e azione delle forze dell'ordine e, al contempo, tutela della privacy" ha affermato Federico Bricolo, capogruppo della Lega in Senato, durante la dichiarazione di voto sul ddl intercettazioni. Il senatore del Carroccio ha sottolineato che dall'opposizione sono venute, "per mesi, parole di malafede, bugie e falsita". E ha aggiunto: "Questa legge andava fatta: l'uso delle intercettazioni è abnorme, arriva a 50 volte più che negli Stati Uniti...".

Angela Finocchiaro: da qui comincia il massacro della libertà - Con questa legge "voi volete nascondere i vostri affari, l'uso privato delle risorse pubbliche e tutelare la vostra privacy perché volete il popolo cieco bue". E' quanto dichiarato durante la dichiarazione di voto dalla presidente dei senatori del Pd  Anna Finocchiaro. E ha aggiunto: "Da qui comincia il massacro della libertà e noi vogliamo che risulti evidente".

Gasparri: il Pd che lascia l'Aula è arrogante -  Il capogruppo dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, ha definito "arrogante" la scelta del Pd di abbandonare l'aula e non partecipare al voto di fiducia sul ddl intercettazioni. E ha aggiunto: "Votiamo sì orgogliosi e convinti, come sempre, questa è legge utile e importante". Gasparri, poi, ha citato alcuni "colleghi giornalisti" come Piero Ostellino che "sul Corriere della Sera ha scritto che "i processi si fanno in Tribunale e non sui giornali" e il presidente dell' Ansa Giulio Anselmi "che tempo fa ha detto una legge sulle intercettazioni è necessaria perché abbiamo pubblicato intercettazioni inutili e dannose".
"Io come giornalista - ha tuonato Gasparri - provo vergogna per l'uso che i colleghi hanno fatto e fanno delle intercettazioni". Secondo il capogruppo del Pdl "vengono usate da certa stampa contro Berlusconi per cercare di ribaltare la volontà democratica". Non poteva mancare, in coda, un attacco a Massimo D'Alema che "tempo fa ha detto che 'ai giornali non  vanno date multe ma vanno chiusi'. "Ebbene - commenta Gasparri - noi diciamo il contrario, noi difendiamo i giornali a differenza di certa cultura di sinistra".

Fabio Granata (Pdl): auspicabile revisione del testo - "Sulle intercettazioni ambientali e sui reati 'spia' ai reati di mafia come traffico dei rifiuti, usura ed estorsioni la decisione di porre la fiducia al Senato ha impedito delle modifiche auspicabili nel contrasto alle mafie e alla criminalità organizzata". Lo afferma in una nota Fabio Granata, vice presidente della commissione antimafia aggiungendo che "come molti deputati e autorevoli esponenti della Commissione Parlamentelare Antimafia, auspico un percorso di revisione del testo concordato e limitato a questi punti che peraltro erano stati posti fin dall'inizio e nella convulsa fase politica che ha accompagnato il testo al Senato non sono stati attenzionati con la dovuta sensibilità da chi al Senato doveva sostenerli". "Credo - conclude Granata - che la posta in gioco sia alta e merita uno sforzo straordinario per individuare un percorso politico e parlamentare".

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