Intercettazioni, Schifani: "Evitare che legge sia bavaglio"

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La commissione giustizia ha licenziato il testo e Alfano ha annunciato tempi contingentati. Da lunedì il Senato avanti a tappe forzate. Ma si potrebbe tornare al testo approvato alla Camera. L'opposizione teme il ricorso alla fiducia

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Da lunedì 31 maggio il ddl intercettazioni verrà esaminato dall'aula del Senato con tempi contingentati. La Commissione Giustizia ha licenziato il testo questa notte, ma il Guardasigilli, Angelino Alfano, ha già annunciato l'intenzione del Governo di tornare al testo della Camera. Ciò significa che sarà possibile pubblicare per riassunto gli atti giudiziari, non le intercettazioni, prima dell'udienza preliminare, ma il testo della Camera prevede comunque le maxi multe da 64.500 a 464.700 euro per gli editori che pubblicheranno atti non coperti dal segreto. Rimarrebbe l'emendamento del Governo, per cui le intercettazioni dovranno essere autorizzate dal tribunale del capoluogo di distretto e dovranno esserci "gravi indizi di reato". Il testo della Camera stabilisce anche il carcere da 1 a 3 anni per chiunque prenda diretta cognizione, mediante attività illecita, di atti del procedimento penale coperti dal segreto.

A Palazzo Madama è stata decisiva la medizione del presidente del Senato Renato Schifani. La seconda carica dello Stato ha detto: "Siamo riusciti a indurre la maggioranza a non insistere sulla calendarizzazione per giovedì. Mi auguro che questo dia tempo alle opposizioni di presentare propri emendamenti in tempi normali", anche alla luce delle riflessioni preannunciate dal ministro della Giustizia Angelino Alfano. "Confido che si possano trovare punti di convergenza, o quanto meno che si abbassi la tensione anche nei confronti della stampa e della comunicazione”.

L'intenzione del Governo di tornare al testo della Camera scaturisce anche dalle resistenze dei finiani. Alfano, parlando con i senatori della maggioranza, avrebbe spiegato che il problema è evitare che il testo venga ulteriormente modificato dalla Camera in terza lettura. A Montecitorio i finiani possono contare su parecchi deputati e sulla Presidente della Commissione Giustizia Giulia Bongiorno. Italo Bocchino ha definito "saggia" la scelta del ministro Alfano di tornare "all'equilibrio che fu trovato alla Camera".

Anna Finocchiaro e Gianpiero D'Alia, Presidenti dei senatori Pd e Udc, sono certi che il Governo porrà la questione di fiducia anche al Senato, dopo averla posta nel 2009 alla Camera. Venerdì 28 maggio scade il termine per porre gli emendamenti, ma il Governo potrà presentare emendamenti anche durante la discussione in aula. Il Presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, ha giaà annunciato "un numero limitato di emendamenti" del suo gruppo per quanto riguarda gli editori e la possibilita' di pubblicare gli atti giudiziari per riassunto. Il Presidente dei senatori leghisti, Federico Bricolo, apre: "Se le opposizioni abbandoneranno l'ostruzionismo e lo scontro del muro contro muro siamo disposti, come per altro gia' dichiarato dal ministro Alfano, a confrontarci con loro in aula".

Antonio Di Pietro, però, non vuole trattare: "Le nuove norme sulle intercettazioni sono criminogene ed inemendabili, perciò l'Idv si batterà per un solo emendamento: l'abrogazione del provvedimento". Anna Finocchiaro pensa che "la decisione della maggioranza di portare il ddl in aula sia di una gravità inaudita. Nessuno ascolta le proteste di magistrati, giornalisti, costituzionalisti ed intellettuali".

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