Silvio Berlusconi accetti la minoranza interna e la via di un partito plurale e democratico, più lunga ma anche più fruttuosa. Questo quanto scrive il presidente vicario del Pdl alla Camera sul sito di Generazione Italia, associazione interna al partito
"Dopo 16 anni circa di vita comune Berlusconi e Fini sono vicini alla rottura e gli scenari possibili sono quattro, come accade per i matrimoni: divorzio rovinoso, separazione consensuale, separazione in casa o ritorno alla vita coniugale. L'ultima ipotesi prevede che schiocchi la scintilla e ritorni l'amore. Mai dire mai, ma appare assai improbabile che accada. La prima è la peggiore perché il divorzio rovinoso sarebbe la fine del Pdl, del governo e della legislatura, con l'altissimo rischio di vedere la sinistra al governo nonostante la sua incapacità di avere consensi e di governare".
Lo scrive Italo Bocchino, Vice Presidente vicario del Pdl alla Camera, sul sito di Generazione Italia, l'associazioni interna al Popolo della Libertà. "Restano - scrive Bocchino - le ipotesi di separazione, con quella consensuale certamente meno traumatica del divorzio, ma comunque letale per il Pdl. Il nuovo partito del centrodestra, infatti, si fonda sulla convergenza tra Forza Italia e Alleanza Nazionale, ma anche tra Berlusconi e Fini e l'assorbimento in maggioranza degli ex colonnelli di An serve come maquillage, ma non risolve i problemi che una rottura con Fini creerebbe a Berlusconi anche in termini di consensi per quel che il presidente della Camera rappresenta nel paese e nella destra e che in tempi brevi e medi non è rimpiazzabile".
Secondo Bocchino, "resta una soluzione soltanto, la separazione in casa, che è poi una dinamica normale in ogni grande partito democratico. Vivere da separati in casa altro non è che dividersi in maggioranza e minoranza, con una veloce convocazione del congresso e regole certe per la convivenza, stabilendo con chiarezza che la minoranza non può sabotare partito e governo e che la minoranza ha diritto a veder dibattute le sue proposte nelle sedi di partito e a vedersi proporzionalmente rappresentata e tutelata negli spazi politici".
Adesso, scrive Bocchino, bisogna "costruire il grande partito democratico del centrodestra dove devono convivere sotto la leadership di Berlusconi due anime, una delle quali è la destra di Fini, attenta all'unità nazionale, alla coesione socio-economica, alla sicurezza, alla legalità, simile alle destre europee e occidentali e quindi attenta alle evoluzioni delle societa' moderne. La sfida è questa e spetta a Berlusconi accettarla - conclude - scegliendo tra la scorciatoia del partito carismatico e la strada più lunga e tortuosa, ma più fruttuosa, del grande partito plurale e democratico".
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