Per il presidente della Camera un'adozione parziale del modello francese "rischierebbe di non rispondere positivamente alle reali necessità del Paese". Il ministro dell'Interno Roberto Maroni : "Siamo noi della Lega il motore delle riforme"
"Il modello francese è sempre riemerso nel tempo, quando si tratta di rispondere alle esigenze di cambiamento nel nostro Paese. Ma è mia convinzione che non si può ragionare sul modello francese prescindendo dalla legge elettorale". E' quanto ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel corso di un convegno di “Farefuturo” dal titolo "La quinta Repubblica: un modello per l'Italia", dedicato al sistema francese.
"La quinta Repubblica - secondo Fini - può essere un modello per l'Italia, ma solo nella piena consapevolezza che un'adozione del modello francese non organica e di sistema, ma parziale o peggio ancora amputata di alcuni suoi fondamentali meccanismi di equilibrio e di garanzia, rischierebbe di non rispondere positivamente alle reali necessità del Paese".
"Le riforme italiane - ha sottolineato Fini - dovranno tenere conto della diversità, rispetto alla Francia, del nostro sistema politico-costituzionale e delle caratteristiche proprie delle esperienze istituzionali della nostra storia nazionale".
"Ma se si guarda a Parigi - ha avvertito Fini - è certo che le esigenze cui la revisione della forma di governo deve fare fronte sono assai simili a quelle che hanno indotto la Francia ad una estesa innovazione costituzionale che ha riguardato in modo armonico modalità di elezione e poteri del presidente della Repubblica, ma anche contestualmente riordino del Parlamento, sue modalità di elezione (non si può ragionare del modello francese prescindendo dalla legge elettorale) sua funzionalità e partecipazione ai processi di decisione europea, sua capacità di garantire il principio di unità della azione politica e la salvaguardia degli interessi nazionali nelle sedi internazionali, principi che nell'ordinamento transalpino sono legati alla posizione costituzionale del presidente della Repubblica".
Le dichiarazioni dell'ex leader di An sembrano contrastare con i progetti del presidente del Consiglio e leader del Pdl Silvio Berlusconi che finora non ha mai messo sul piatto l'ipotesi di una modifica della legge elettorale.
L'opposizione chiede che il confronto si faccia in Parlamento mentre per il Ministro dell'Interno Roberto Maroni: " siamo noi il mootre delle riforme :
Sul tema è intervenuto anche l'ex An e capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri: "Un conto sono le riforme istituzionali. Un altro la legge elettorale. Non riteniamo necessario in questa fase mettere mano alla seconda". Gasparri spiega che se si insedierà un Senato federale ci sarà anche un problema di come regolarne i meccanismi elettivi. Ma in questo caso, aggiunge, si tratterebbe di creare delle norme riguardanti una nuova realtà istituzionale. "Per quanto riguarda l'attuale Parlamento, la legge elettorale vigente ha funzionato esprimendo una maggioranza in grado di governare", conclude l'esponente del Pdl.
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"Le riforme italiane - ha sottolineato Fini - dovranno tenere conto della diversità, rispetto alla Francia, del nostro sistema politico-costituzionale e delle caratteristiche proprie delle esperienze istituzionali della nostra storia nazionale".
"Ma se si guarda a Parigi - ha avvertito Fini - è certo che le esigenze cui la revisione della forma di governo deve fare fronte sono assai simili a quelle che hanno indotto la Francia ad una estesa innovazione costituzionale che ha riguardato in modo armonico modalità di elezione e poteri del presidente della Repubblica, ma anche contestualmente riordino del Parlamento, sue modalità di elezione (non si può ragionare del modello francese prescindendo dalla legge elettorale) sua funzionalità e partecipazione ai processi di decisione europea, sua capacità di garantire il principio di unità della azione politica e la salvaguardia degli interessi nazionali nelle sedi internazionali, principi che nell'ordinamento transalpino sono legati alla posizione costituzionale del presidente della Repubblica".
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