Prendere in considerazione il ritiro, ma solo dopo le elezioni politiche di agosto e, soprattutto, accordandosi con gli altri partner. Così il premier interviene sulla questione dell'impegno militare dopo le polemiche della Lega
Di fronte ai senatori del Pdl riuniti nella terrazza Caffarelli a Roma per il tradizionale cocktail di saluto prima della pausa estiva il capo del governo illustra la strategia italiana a Kabul: "Chi di noi non vorrebbe, dice Berlusconi, che i nostri soldati tornassero a casa?". E allora dopo le polemiche nate dalla proposta della Lega di riportare tutti i militari italiani impegnati all'estero in patria, il premier, parlando ai suoi senatori dice che sì, il governo ci sta pensando. Almeno per quelli che oggi sono dislocati in Afghanistan. Piani per una strategia d'uscita dal Paese verranno fatti. Non subito, però, solo dopo le elezioni di fine agosto a Kabul. D'altro canto la linea dell'esecutivo sul fronte afghano è chiara e nelle ultime settimane (dopo gli attentati che hanno coinvolto anche nostri soldati) è stata ribadita: l'Italia è in Afghanistan per aiutare il Paese a stabilizzarsi ma anche per la sicurezza dell'Italia stessa.