All'idea del vicepresidente del Csm di limitare il peso delle correnti dei magistrati cambiando la composizione dell'organo di autogoverno delle toghe non ha reagito solo la magistratura ma anche il mondo politico con divisioni più sfumate
Lui ha gettato il sasso nello stagno, ora lo stagno è in pieno maremoto: alla proposta del vicepresidente del Csm Nicola Mancino di limitare il peso delle correnti dei magistrati cambiando la composizione dell'organo di autogoverno delle toghe riducendo a un terzo il numero dei giudici, non ha reagito solo la magistratura - subito - con una serie di prese di posizione sdegnate con tanto di lettera firmata di 13 componenti su 16 del Csm, ma anche il mondo politico. Dove però le divisioni assumono sfumature più tenui.