Allarme sindacati su 1.500 lavoratori indotto Ast

Umbria

Evidenziata "assoluta necessità scongiurare perdite occupazione"

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(ANSA) - TERNI, 17 NOV - I sindacati lanciano l''allarme per i circa mille e 500 lavoratori e lavoratrici dell'indotto di Ast. "Cosa accadrà dal 1 gennaio 2023, quando andrà in scadenza la maggior parte degli appalti attualmente in essere?" chiedono Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil di Terni alla proprietà delle acciaierie e alle istituzioni locali e regionali. Sottolineando "l'assoluta necessità di scongiurare altre possibili perdite occupazionali in un momento di enorme difficoltà per il tessuto sociale territoriale".
    "La vicenda dell'appalto della vigilanza è stata il primo campanello d'allarme" hanno spiegato nel corso di una conferenza stampa i segretari Lucia Rossi (Filcams Cgil), Sergio Sabatini (Fisascat Cisl) e Massimiliano Ferrante (Uiltucs Uil). "Ma nessuna discussione - hanno aggiunto - si è aperta su quello come sugli altri appalti in scadenza. Eppure, parliamo di una vicenda enorme per l'impatto che potrebbe avere su centinaia di aziende, che vivono solo in funzione delle acciaierie e che danno lavoro a un pezzo importante della nostra città e del nostro territorio".
    "Aprire la discussione sul piano industriale di Ast è un'esigenza non più rinviabile - hanno rimarcato Rossi, Sabatini e Ferrante - e questa discussione deve includere anche le lavoratrici e lavoratori degli appalti multiservizi (mense, pulizie, vigilanza, etc.) che noi rappresentiamo. Anche le stesse aziende dovrebbero porre il problema, perché è in gioco l'assetto economico della nostra provincia, in cui il sistema degli appalti è così pervasivo. Come dovrebbero uscire dal silenzio anche le istituzioni che invece balbettano di fronte alla mancanza di chiarezza e trasparenza sul futuro di Ast".
    Cgil, Cisl e Uil chiedono quindi un intervento normativo della Regione in materia di appalti. "Non è più rinviabile - hanno sostenuto i segretari - una legge che metta fine alle continue scorribande dei cambi di appalto, quando si aprono sistematicamente guerre sul mantenimento dei diritti di chi lavora, dei profili orari e degli stessi posti di lavoro".
    (ANSA).
   

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