Da Foligno inviati già 90 quintali di aiuti in Ucraina

Umbria

Presidente "Casa dei popoli" su orfanotrofio e ospedali

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(ANSA) - FOLIGNO (PERUGIA), 17 OTT - "Dall'inizio della guerra da Foligno abbiamo inviato in Ucraina oltre 90 quintali di aiuti tra cibo, vestiti, medicinali, prodotti per l'igiene e giocattoli": a dirlo all'ANSA è Kateryna Ketsman, da 8 anni in Italia, presidente dell'associazione "Casa dei popoli" e responsabile del centro raccolta aperto sette mesi fa in città.
    "Negli ultimi tempi - spiega - abbiamo concentrato gli aiuti sui bambini di un orfanotrofio di Ternopil, sugli ospedali di Ivano Frankivsk e Leopoli e direttamente sui militari che stanno combattendo".
    "Dal primo momento - racconta ancora Ketsman - abbiamo attivato dei canali di distribuzione fidati, così da avere la certezza che i prodotti arrivino a chi ne ha davvero bisogno e abbiamo foto e video che ci vengono inviati all'arrivo degli scatoloni. Siamo riusciti a creare una rete capillare grazie all'aiuto di tantissime persone, sia qui in Umbria che nelle varie zone dell'Ucraina. Vedere i bambini indossare pantaloncini e magliette che gli abbiamo spedito con amore è un'emozione assoluta, così come ci emoziona sapere di portare un po' di conforto ai ragazzi e alle ragazze che stanno combattendo. A loro, che si trovano nei territori più difficili come Donetsk, Kerson o al confine con la Bielorussa ogni settimana inviamo scatoloni di pasta e prodotti per l'igiene che ci vengono donati con generosità da un pastificio di Foligno e da un'azienda di Spello".
    Ketsman non dimentica di ringraziare anche "il Comune di Foligno e la locale sezione del Cai-Club alpino italiano che ci hanno messo a disposizione questo spazio dove far confluire la solidarietà dei folignati e non solo". Per poi ricordare che "i vestiti, scarpe e tanti altri prodotti che abbiamo al centro raccolta sono ovviamente a disposizione anche delle famiglie ucraine che sono arrivate in Italia in questi mesi".
    La presidente della "Casa dei popoli" conclude con un appello e un auspicio: "L'inverno è alle porte - dice - e adesso avremmo bisogno di un po' di vestiti caldi, ma soprattutto avremmo bisogno di pace. Personalmente non vedo l'ora di chiudere il centro raccolta, significherebbe che la guerra nel mio Paese è finita". (ANSA).
   

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