Leucemie invincibili, come sconfiggerle

Umbria

La ricerca non si ferma, luminari a confronto a Perugia

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(ANSA) - PERUGIA, 15 OTT - Guarire dalle cosiddette leucemie invincibili si può grazie al trapianto di midollo da donatore incompatibile. A dimostrarlo alcuni dei più grandi ematologi a livello internazionale che si sono dati appuntamento al Residence "Daniele Chianelli" per il congresso "Leucemie Acute ad Alto Rischio: Recenti Progressi nel trapianto Allogenico".
    Fra i presenti, il professor Franco Locatelli, il dottor Antony Stain e la dottoressa Francesca Bonifazi. A fare gli onori di casa, il presidente del Comitato, Franco Chianelli.
    Il Centro di Trapianto di Midollo Osseo di Perugia ha raggiunto, nel corso degli anni, una riconosciuta notorietà internazionale.
    Negli anni 90 il gruppo di ricercatori guidato dal professor Massimo Fabrizio Martelli dimostrò per la prima volta al mondo come fosse clinicamente fattibile il trapianto da donatore familiare parzialmente compatibile.
    Il lavoro svolto negli anni ha portato oggi a risultati definibili come straordinari. Al Congresso, il dottor Antonio Pierini, ricercatore dell'Ematologia di Perugia, ha sottolineato come il 75 per cento dei pazienti affetti da leucemia mieloide acuta ad alto rischio e trapiantati da familiare parzialmente compatibile sia guarito. Una sopravvivenza superiore a quella del 45 per cento usualmente descritta nei Centri europei e nordamericani ed è dovuta essenzialmente alla bassissima incidenza di recidive (10 per cento) nella casistica di Perugia (contro circa il 40 della letteratura).
    Sulla base di questi risultati, si è deciso di applicare la stessa strategia trapiantologica anche ai trapianti da donatore familiare compatibile e da donatore volontario compatibile da Registro.
    Il motivo dei recenti successi è l'aver utilizzato, per la prima volta al mondo, un'innovativa composizione del materiale trapiantato, suggerita dagli studi nei modelli sperimentali, che è in grado di esercitare una potentissima azione antileucemica.
    Ma l'altra arma vincente è costituita anche da una particolare macchina di radioterapia che la professoressa Cynthia Aristei, direttore della Radioterapia oncologica dell'Università e dell'Azienda ospedaliera di Perugia, impiega per trattare il paziente immediatamente prima del trapianto. (ANSA).
   

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