"Qui numeri hanno significato diverso" spiegano sindaci
(ANSA) - MONTEGABBIONE (TERNI), 02 FEB - "La decisione di non chiudere le scuole, malgrado l'indicazione del Servizio igiene e salute pubblica, nasce dalla considerazione che le statistiche nei piccoli comuni non hanno lo stesso significato e peso che possono assumere nelle città. Noi abbiamo sei casi di positività al Covid riconducibili a due nuclei familiari che non hanno alcun contatto con la popolazione scolastica e quindi abbiamo ritenuto giusto mantenere aperti i nostri istituti": così all'ANSA il sindaco di Montegabbione, Fabio Roncella, spiega i motivi che lo hanno spinto a mandare a scuola gli studenti della sua comunità, nonostante l'allarme per la diffusione del contagio abbia coinvolto anche il suo paese dell'Alto Orvietano che conta 1.100 abitanti.
Stessa riflessione e stessa decisione è stata adottata anche dal sindaco di San Venanzo, Marsilio Marinelli: "Noi - dice - su una popolazione di 2.164 abitanti registriamo 11 positivi al Covid, sette delle quali riconducibili a un unico nucleo familiare e nessuno ha figli a scuola. Quindi - aggiunge - abbiamo ritenuto che chiudere le scuole non fosse opportuno data la situazione oggettiva che siamo chiamati a fronteggiare".
Sia Roncella che Marinelli evidenziano che "si sta ragionando, per altro, su dati che risalgono alla settimana del 18 gennaio".
"Chiudere le scuole dopo due settimane e con i numeri che abbiamo è quasi un controsenso" aggiungono.
Nei due paesi gli istituti scolastici presenti vanno dall'infanzia alle medie. "Le nostre classi - spiegano i due sindaci - sono composte da pochissimi alunni, il distanziamento sociale è fisiologico e lo era ancor prima dell'esplosione della pandemia". (ANSA).