A Orvieto i più bei nomi del jazz italiano e personaggi di culto
(ANSA) - ORVIETO (TERNI), 26 DIC - Dopo i concerti di Natale del New Direction Tennessee State Gospel Choir del 23 e 24 dicembre al via il 28, fino al primo gennaio, Umbria Jazz Winter#26 a Orvieto.
Nel cartellone - spiega l'ufficio stampa - scorrono i più bei nomi del jazz italiano (da notare la partecipazione dei quattro più importanti trombettisti: Rava, Fresu, Bosso, Boltro) e personaggi di culto del jazz americano, esponenti di generazioni diverse come Ethan Iverson e Barry Harris. È una edizione che si segnala per un grande numero di proposte interessanti dal punto di vista progettuale, con alcune esclusive. Molti artisti presenti hanno voluto approfondire aspetti particolari di quell'universo variegato che oggi è il jazz oppure della sua storia, dalle musiche del cinema italiano all'arte di Bud Powell e al bebop, dall'omaggio alla leggenda di New Orleans, la città culla del jazz, al ricordo di Fabrizio De André a vent'anni dalla morte con uno spettacolo tra jazz e canzone, ma anche letture e documenti originali. Il programma conferma l'identità di una manifestazione "colta" (ma non elitaria) che privilegia un rapporto profondo e motivato con la musica. Ci sono comunque, in linea con la filosofia di Umbria Jazz, anche proposte più "popolari", nel senso di generi musicali che vanno incontro ai gusti dei non addetti ai lavori o non specialisti, ma che rispondono ai requisiti di qualità che da sempre per Umbria Jazz sono imprescindibili. Quasi tutti gli artisti sono residenti e si potranno ascoltare quindi più volte durante i cinque giorni di festival, ed alcuni sono proposti in formazioni e progetti diversi.
Immutata la formula della manifestazione, anche perché ormai collaudata da anni e premiata dal gradimento del pubblico. I luoghi della musica sono il teatro Mancinelli, il museo Emilio Greco, le sale del Palazzo del Capitano del Popolo, tutti nel cuore dell'acropoli orvietana. Musica non stop al Palazzo dei Sette e Jazz lunch e Jazz dinner al "Malandrino" e al "San Francesco". Qui jazz ed enogastronomia, un'altra eccellenza dell'Umbria, trovano una accattivante simbiosi. Come sempre, ci saranno i Funk Off a sfilare per le vie del centro della Città della Rupe. La street band toscana con il suo festoso e spettacolare mix di funky e tradizioni musicali di New Orleans (ma in chiave moderna) è ormai la colonna sonora ufficiale di Umbria Jazz. E per chi vorrà far tardi, niente di meglio delle jam session che sono uno dei riti più identitari del jazz fin dalle sue origini. Si comincia a mezzanotte con la resident band (Piero Odorici e Daniele Scannapieco ai sax, Andrea Pozza al piano, Aldo Zunino al contrabbasso e Antony Pinciotti alla batteria) e si prosegue finché si ha voglia.
Restano centrali i due momenti che da sempre caratterizzano il festival. Il primo è il concerto gospel che segue la Messa di Capodanno nel Duomo (quest'anno il New Direction Gospel Choir del Tennessee). Il secondo momento è la notte che saluta l'arrivo del nuovo anno con tre grandi veglioni in altrettanti locali e con concerti prima e dopo la mezzanotte.
Umbria Jazz, infine, offre anche quest'anno una vetrina di prestigio a due giovani formazioni: la vincitrice del Conad Jazz Contest 2018 ed il Berklee/Umbria Jazz Clinics 2018 Award Group, ovvero gli studenti più promettenti tra quelli che hanno frequentato i corsi estivi del College di Boston. Forse tra loro ci sono le star di domani. O addirittura di oggi.