Giocando imparo, il progetto per i piccoli pazienti oncologici
SiciliaA Palermo presentati i risultati della seconda edizione del progetto della SAMOT Onlus rivolto al reinserimento sociale dei bambini affetti da malattia oncologica ed ematologica. Attività ludiche, sportive, teatrali con un team di esperti per accompagnare i piccoli e le famiglie durante la terapia e nel delicato passaggio di ritorno alla quotidianità
Oltre 50 bambini con le loro famiglie, 12 eventi e laboratori, con l’impiego di 20 risorse umane. Sono i numeri del progetto Giocando Imparo, iniziativa promossa dalla SAMOT Onlus (Società per l’Assistenza al Malato Oncologico Terminale) in collaborazione con il Centro Nazionale Sportivo Libertas e finanziato dall’Avviso N.1/2021 del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Numeri resi pubblici durante la conferenza stampa di conclusione del progetto che si è tenuta a Palazzo Forcella De Seta. Adesso si guarda al futuro con il potenziamento dei risultati raggiunti e lo sviluppo di nuovi servizi attraverso la terza edizione del progetto, Ritorniamo alla socialità.
Il progetto
Avviato alla fine del 2021 ed attivato nell’intero territorio regionale grazie alla rete locale solidamente costruita nel tempo dalla SAMOT Onlus, Giocando Imparo è nato puntando al reinserimento sociale di minori affetti da malattia oncologica ed ematologica dopo la fase dell’ospedalizzazione e al supporto per la famiglia durante la fase più critica della malattia. “Il dolore non è solo fisico, - spiega Tania Piccione, responsabile regionale SAMOT Onlus - è psicologico, è sociale, è esistenziale, è spirituale. Per questo occorre prenderlo in carico in maniera olistica e da qui la valenza del team". Lavorare con il dolore è un lavoro di frontiera, rendere visibile la fragilità è un arduo compito, una sfida che la SAMOT Onlus ha intrapreso con il progetto Giocando Imparo, nato all’interno del nuovo ambito di intervento di una associazione che da 35 anni si occupa di diffondere e applicare i principi delle cure palliative.
I racconti
Alle esperienze professionali si sommano - diventando primarie - le esperienze umane. “Abbiamo affrontato due anni difficili, - racconta Nicola Todaro, padre di due figlie gemelle affette e guarite da LAD (malattia rara, deficit di adesione leucocitaria) - ti senti devastato, impotente, la tua vita viene stravolta assieme alle tue figlie. In quei momenti c’è bisogno di un aiuto concreto sotto diversi aspetti e per l’intera famiglia. SAMOT per noi è stata un’ancora di salvezza: ci hanno dato la possibilità di riacquisire quella normalità persa, il sorriso e la gioia di vivere. Ed alla fine la triste esperienza è divenuta un momento di crescita personale e familiare”.
Con lo sport e la didattica, il supporto psicologico e l’animazione sociale, Giocando Imparo ha seguito percorsi studiati ad hoc, valutando desideri ed esigenze dei minori coinvolti, età, condizione di salute ed attitudini. Da un lato la pratica ludico e sportiva, dall’altro il sostegno emotivo, relazionale, psicosociale, con la continuità didattica resa possibile con la consegna di tablet per la DAD al momento della dimissione ospedaliera e il gioco, una sorta di animazione sociale che rende partecipe la famiglia per favorire unione e complicità. Alcune attività si sono svolte a domicilio, altre in piccoli gruppi, dalla musicoterapia all’ippoterapia, dalla pet therapy alle escursioni. Ascolto e confronto sono gli altri aspetti fondamentali del progetto con percorsi di supporto psico-sociale per i minori e le famiglie.
La giornata di presentazione del progetto
Un’iniziativa nella quale hanno agito diverse figure del mondo civico e dello spettacolo come Ficarra e Picone, i Sansoni, Elisa Parrinello dell’associazione teatrale Ditirammu e rappresentanti della Fondazione Teatro Massimo. Sul fronte delle attività sportive partner principale è stato l’associazione Libertas, ente di promozione sportiva riconosciuto dal Coni ed oggi rappresentato dal presidente regionale Giuseppe Mangano.
Durante la giornata dedicata alla presentazione dei risultati erano presenti gli operatori del settore, i partners, docenti universitari e ricercatori, studenti e studentesse della LUMSA, in particolare dei corsi di laurea in Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali e Scienze del Servizio Sociale e del non profit.
“Se l’obiettivo è stato raggiunto - conclude Gaetano Catalano, coordinatore operativo SAMOT Onlus - lo è stato grazie anche alla rete umana che si è formata attorno, ai nostri partners, o meglio best friends come abbiamo voluto ribattezzarli. Hanno creduto in noi e speriamo di coinvolgerli ulteriormente durante questa terza edizione già avviata”.