L’uomo è considerato il “re delle scommesse”: ritenuto “socialmente pericoloso”, è stata decisa anche la sorveglianza speciale per tre anni e mezzo da scontare se diventerà definitiva la condanna subita in primo grado a 18 anni per mafia, estorsione e intestazione fittizia di beni
I giudici della sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani hanno disposto la confisca di parte del patrimonio dell’imprenditore C.J.L., cosiddetto “re delle scommesse”. I sigilli sono stati apposti ad aziende e immobili intestati a lui e alla moglie. Per l'imprenditore, ritenuto "socialmente pericoloso", è stata decisa anche la sorveglianza speciale per tre anni e mezzo da scontare se diventerà definitiva la condanna subita in primo grado a 18 anni per mafia, estorsione e intestazione fittizia di beni.
La vicenda
Quando ci fu la perquisizione in casa, i carabinieri trovarono nell'abitazione a Tre Fontane, frazione marinara di Campobello di Mazara, otto lingotti e centinaia di migliaia di euro in contanti. I giudici hanno disposto, invece, il dissequestro delle quote societarie di alcuni titolari delle quote di una società che gestiva scommesse online (i quali, per i giudici, non sarebbero prestanome), assistiti dagli avvocati Stefanio Santoro e Fabrizio Cavallo. Dissequestrata una ditta individuale di “Antonino Tumbiolo” con sede a Mazara del Vallo e alcuni immobili dell’imprenditore e della moglie. I lingotti erano conservati in cassaforte assieme a 51mila euro in contanti. Altri 200mila euro furono rinvenuti nella casa di via Cile nel ripostiglio, in camera da letto e dentro il lavabo del bagno nascosti in dei sacchetti sottovuoto, oltre che in mansarda e in macchina.
Alejandro Prado, Gianmarco Amoroso e Salvatore Giorgi, assistiti dagli avvocati Stefano Santoro e Fabrizio Cavallo, ai quali i giudici hanno dissequestrato le quote societarie, non erano coindagati ma di Luppino.