Nel 2020 la vittima era stata arrestata nell'ambito dell'inchiesta su una faida che avrebbe portato a due omicidi come conseguenza del furto di un trattore
Un bracciante agricolo di 65 anni, Angelo Castronovo, è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco in contrada Cipolla tra Palma di Montechiaro e Licata, in provincia di Agrigento. A quanto si è appreso la vittima, colpita mentre lavorava sul suo appezzamento di terreno, viveva a Licata dallo scorso marzo. Il cadavere è stato trovato da un automobilista su una strada battuta circondata da una coltivazione. L'uomo ha subito dato l'allarme, chiamando il 118 e i carabinieri. Non è stata ancora accertata l'ora dell'agguato.
Le indagini
L'uomo sarebbe stato raggiunto dal killer mentre stava effettuando dei lavori di movimento terra con un camion su un appezzamento di terra. Dopo aver sparato l'assassino è fuggito. Il bracciante agricolo è riuscito a trascinarsi sulla strada dove poi si è accasciato. Emerge questo dai primi rilievi eseguiti, sul luogo del delitto, dai carabinieri di Licata. L'inchiesta è coordinata dal pm di Agrigento Giulia Sbocchia e dall'aggiunto Salvatore Vella. È stato richiesto l'intervento dei vigili del fuoco del comando provinciale per illuminare l'area.
Vittima fu coinvolta in indagine su due omicidi
Castronovo era stato rinviato a giudizio per dodici ipotesi di detenzione e porto illegale di armi. A Palma il 9 novembre del 2015 e il 22 agosto del 2017 furono messi a segno due agguati legati a una faida che avrebbe portato ai due omicidi come conseguenza del furto di un trattore. In uno degli episodi fu ucciso Enrico Rallo, trentanovenne colpito da numerosi colpi di arma da fuoco nei pressi di un bar. Ad ucciderlo, secondo la Procura, sarebbero stati lo stesso Castronovo e Salvatore Azzarello, 37 anni, che è stato poi ucciso nel 2017. Castronovo era stato arrestato il 30 luglio del 2020 ed era finito a processo per un traffico di armi connesso all'indagine. Il gip ritenne però che non ci fossero gli indizi di colpevolezza per i due delitti. Dopo sei mesi di carcere e un anno di arresti domiciliari, era tornato in libertà. A ritenere affievolite le esigenze cautelari era stata la Corte di assise di Agrigento.