Mafia, blitz contro il clan di Randazzo: 30 indagati

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Tra gli indagati figurano anche il sindaco di Randazzo Francesco Giovanni Emanuele Sgroi, l'attuale presidente del consiglio comunale Carmelo Tindaro Scalisi e l'ex consigliere comunale nella precedente amministrazione - anch'essa guidata da Sgroi - Marco Stigliolo

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Un'operazione antimafia dei carabinieri del comando provinciale di Catania è in corso contro il clan Sangani di Randazzo, ritenuto vicino alla cosca mafiosa Laudani. Oltre 200 militari stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare del Gip del capoluogo etneo nelle provincie di Catania, Cagliari e Rimini. Sono in totale 37 le persone indagate: a 21 di loro è stata notificata una ordinanza di custodia cautelare in carcere, 13 sono gli avvisi di conclusione indagini e tre le informazioni di garanzia notificati.

Le accuse

Le accuse sono di associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e munizioni e concorso in violazione di domicilio aggravata da violenza sulle cose a mezzo di incendio. E' contestata anche l'aggravante del metodo mafioso. Dalle indagini, coordinate dalla Dda di Catania, sono emerse anche ipotesi di scambio elettorale politico-mafioso con riferimento alle elezioni comunali di Randazzo del 2018.

Il sindaco di Randazzo tra gli indagati

Tra gli indagati figurano anche il sindaco di Randazzo Francesco Giovanni Emanuele Sgroi, l'attuale presidente del consiglio comunale Carmelo Tindaro Scalisi e l'ex consigliere comunale nella precedente amministrazione - anch'essa guidata da Sgroi - Marco Stigliolo. A tutti è tre è stata notificata una informazione di garanzia ed un invito a presentarsi ad un interrogatorio in Procura. Secondo le accuse i tre indagati "avrebbero accertato, in cambio di voti portati da appartenenti al gruppo mafioso - hanno reso noto gli investigatori durante un incontro con la stampa - di elargire utilità consistite in posti di lavoro in alcuni alcuni casi anche la fruizione di alloggi popolari".

Un'operazione antimafia dei carabinieri del comando provinciale di Catania è in corso contro un clan di Randazzo ritenuto inserito nella cosca mafiosa Laudani. Oltre 200 militari dell'Arma stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare del Gip del capoluogo etneo nelle provincie di Catania, Cagliari e Rimini. Più di 30 gli indagati accusati di associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e munizioni e concorso in violazione di domicilio aggravata da violenza sulle cose a mezzo di incendio. E' contestata anche l'aggravante del metodo mafioso. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, hanno consentito di individuare i componenti del gruppo mafioso operante nel Randazzese ed inquadrato nel clan Laudani. Dall'attività investigativa, denominata 'Terra bruciata', sono emerse anche ipotesi di scambio elettorale politico-mafioso con riferimento alle elezioni comunali del 2018. 
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"Asfissiante e capillare controllo del territorio"

Si tratta di "una operazione imponente perché di fatto azzera il gruppo mafioso dei Sangani inquadrato all'interno del clan Laudani e che opera sull'area etnea del Randazzese". Lo ha affermato parlando con i giornalisti il Comandante provinciale di Catania dei carabinieri Rino Coppola. "Dalle indagini - ha aggiunto Coppola - è emerso un quadro molto ampio e variegato di attività criminali che venivano poste in essere dal gruppo sul territorio. Secondo la Procura, "oltre ad un fiorente traffico di cocaina, hashish e marjuana", l'indagine ha "consentito di documentare come gli indagati abbiano, nel corso degli anni, esercitato un asfissiante e capillare controllo del territorio ai danni di attività economiche della zona, i cui titolari venivano intimiditi con minacce e danneggiamenti per sottostare al pagamento del 'pizzo'". 

Sequestrate droga, armi e munizioni 

Complessivamente sono 15 le persone arrestate in flagranza di reato durante le indagini. Una fu arrestata per detenzione illegale di numerose armi e munizioni anche da guerra; le altre 14 persone con l'accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. In particolare, i militari sono riusciti a sequestrare tre piantagioni di marijuana (oltre 3.500 piante), 15 chili di marijuana, due serre per la produzione indoor di piante di canapa con i relativi gruppi di continuità, lampade, fertilizzanti, integratori per piante e riflettori di luce, un chilo di hashish, 50 grammi di cocaina. I carabinieri hanno anche recuperate tre pistole e e quattro fucili, tutte armi clandestine, oltre a canne, caricatori e componenti di armi, anche queste clandestine, insieme con centinaia di munizioni di diverso calibro ed un metal detector che sarebbe stato impiegato dagli indagati per ritrovare i loro arsenali che nascondevano sottoterra. 

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