La donna è indagata dalla Procura per i reati di appropriazione indebita e auto riciclaggio. Il provvedimento di sequestro riguarda 10 immobili e due conti correnti bancari
Un sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di 750mila euro, finalizzato alla confisca per equivalente, nei confronti di un'imprenditrice di Agrigento che opera nel settore dell'assistenza agli anziani e disabili, è stato eseguito dalla Dia.
Il sequestro
La Dia di Agrigento, su disposizione del procuratore facente funzioni di Agrigento, Salvatore Vella, e del sostituto Gloria Andreoli, ha eseguito un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente in danno al patrimonio di una imprenditrice favarese di 40 anni, indagata per i reati di appropriazione indebita e auto riciclaggio. I sigilli sono stati apposti a 10 immobili e 2 conti correnti bancari.
Le indagini
La donna è indagata dalla Procura per i reati di appropriazione indebita e auto riciclaggio. L'attività degli investigatori della Dia attraverso l'analisi di scritture contabili, libri sociali, movimentazione di rapporti finanziari e altro materiale documentale, ha permesso, sostanzialmente, di ricostruire il modus operandi dei soggetti coinvolti accertando come siano riusciti nel tempo a reimpiegare il denaro provento dell'attività illecita scaturita dalla gestione di una società cooperativa Onlus. Il provvedimento di sequestro riguarda 10 immobili e due conti correnti bancari. I soldi delle estorsioni ai dipendenti, ai quali sarebbe stato imposto per anni il "cavallo di ritorno" sugli stipendi, sono stati riciclati e fatti sparire, finendo nelle casse degli amministratori di una onlus che si occupava di assistenza a disabili e anziani. Le operazioni sarebbero state compiute insieme all'ex marito e all'ex suocera, entrambi deceduti. La donna è morta per cause naturali mentre l'uomo è stato ucciso il giorno di Ferragosto, freddato a colpi di pistola in un bar: per l'omicidio, che si incrocia con l'indagine che ha portato al sequestro, è stato arrestato il padre della 40enne.
Il procuratore: "Beni onlus spariti in operazioni di riciclaggio"
Ad illustrare l'inchiesta è stato, nel corso dii una conferenza stampa in procura, Salvatore Vella, il pm Gloria Andreoli e il capo sezione della Dia Roberto Cilona. "Le indagini sull'omicidio svolte dai carabinieri, che sono stati coordinati dal maggiore Marco La Rovere della compagnia di Agrigento, - ha spiegato il procuratore Vella - hanno dato conferma all'ipotesi investigativa secondo cui i beni della onlus erano stati fatti sparire in modo illecito attraverso operazioni di riciclaggio. Ad ammetterlo, con una nota nella quale si spiegava che la vendita di un immobile era stata solo simulata, sono stati gli stessi legali della 40enne che l'hanno messo per iscritto nell'ambito di un contenzioso civilistico fra gli ex coniugi che ha portato a contrasti economici così forti che sono sfociati nell'omicidio dell'ex marito. L'indagine conferma e rafforza il movente del delitto".
"È stato difficile ricostruire capitali società e indagati"
"Per appropriarsi dei beni - ha aggiunto Vella - la 40enne finge di cedere il lussuoso palazzo Cafisi, a Favara, alla stessa onlus. Viene simulato un preliminare di vendita con una caparra di 700mila euro che verrà incassata dall'indagata perché la vendita non sarà mai perfezionata. Se fossero arrivate le denunce dei dipendenti vessati sarebbe stato più semplice arginare e prevenire una serie di condotte criminali. Purtroppo le difficoltà ataviche nel fare impresa e le difficoltà economiche in generale di questa provincia rendono assai complicato che tutto ciò avvenga" - ha detto il capo della Dia Roberto Cilona - . È stato molto difficile ricostruire i capitali della società e degli indagati, da questi capitali si stava era sviluppata un'economia illecita".