Piazza Armerina, corruzione e truffa: carabinieri arrestano prete

Sicilia
©Ansa

I reati ipotizzati a vario titolo sono corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, circonvenzione d'incapace, truffa, appropriazione indebita e riciclaggi

ascolta articolo

Un sacerdote della Diocesi di Piazza Armerina (Enna) è stato posto agli arresti domiciliari mentre per altre tre persone, compresi due consiglieri comunali di Gela, è stato disposto il divieto di esercitare per un anno uffici direttivi in imprese o società e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono i provvedimenti adottati dal Gip di Gela, ed eseguiti da carabinieri, nei confronti di quattro indagati nell'ambito dell'inchiesta 'Avaritia' della locale Procura. I reati ipotizzati a vario titolo sono corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, circonvenzione d'incapace, truffa, appropriazione indebita e riciclaggio.

Inoltre, il Gip ha disposto anche il sequestro preventivo di una unità immobiliare, del valore di circa 75mila euro e di diversi conti correnti riferibili al sacerdote.

Le accuse

L'inchiesta, si legge in una nota della Procura di Gela, "scaturisce da un'indagine avviata a gennaio del 2020 dal nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri dopo le denunce di familiari di anziani ricoverati in un istituto pubblico di assistenza e beneficienza, operante sotto il controllo della Regione Siciliana", ovvero l'Ipab "Antonietta Aldisio" di Gela. Negli esposti, almeno una quindicina, si segnalava "il grave peggioramento delle condizioni di vita dei propri cari, concomitante con un notevole aumento delle quote di compartecipazione alle rette". Dalle indagini, ricostruisce la Procura, "sono emersi episodi corruttivi in relazione alla illegittima cessione, agevolata da uno dei due consiglieri comunali, dell'istituto ad una società privata di Gela, operante nel settore dell'assistenza sanitaria per disabili, gestita da un imprenditore del luogo e dall'altro consigliere". "In particolare - sostiene l'accusa - il sacerdote, legale rappresentante dell'istituto pubblico, senza osservare le procedure previste dalla normativa in materia di appalti pubblici, avrebbe svenduto la struttura, cedendola in locazione alla società privata, a un canone inferiore a quello di mercato, ottenendo in cambio favori di varia natura, nonché somme di denaro versate ad un suo congiunto".

Soldi pubblici utilizzati per fini privati 

Secondo l'indagine, condotta dai carabinieri di Gela, i soldi dell'Ipab "Antonietta Aldisio" sarebbero stati utilizzati dal sacerdote per acquistare un appartamento a Gela e avrebbe effettuato dei lavori edili nella chiesa Santa Maria di Betlemme, sempre a Gela, dove era parroco. Il prete, inoltre, avrebbe anche fruito di una cospicua donazione di denaro effettuata da una anziana benestante che avrebbe trasferito la sua residenza nell'Ipab. La struttura per anziani era stata già commissariata dalla Regione nel dicembre 2019, poi le denunce dei familiari degli ospiti gli avvisi di garanzia ai quattro indagati, raggiunti stamattina dall'ordinanza firmata dal gip del tribunale di Gela. Secondo l'accusa il sacerdote avrebbe affidato la struttura pubblica alla società La Fenice, eludendo le procedure previste in materia di appalti pubblici. In più avrebbe svenduto la struttura cedendola in locazione alla società La Fenice a un canone inferiore a quello di mercato, ottenendo in cambio denaro versato a un suo congiunto. 

I più letti