Promettono posti di lavoro in falsa base militare, scoperta truffa nell'Agrigentino

Sicilia

Convincevano le vittime a pagare somme, a partire da 2.500 euro, per 'saltare' l'esame di assunzione nella base militare

Millantando il patrocinio con i vertici dello Stato sull'imminente realizzazione di una grande base militare in località Punta Bianca di Agrigento hanno promesso degli inesistenti posti di lavoro al ministero della Difesa in cambio di denaro. La truffa è stata oggetto dell'inchiesta Multilevel dei carabinieri, coordinati dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e dal sostituto Giulia Sbocchia, e ha portato all'individuazione di tre persone, ora indagate per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Secondo quanto emerso dalle indagini i tre hanno operato tra Canicattì, Racalmuto, Palma di Montechiaro e San Cataldo, ma anche a Caltanissetta e Palermo.

Le indagini

L'inchiesta ha permesso d'accertare che i raggirati erano per la maggior parte disoccupati e che i tre indagati, con base a Canicattì, convincevano le vittime a pagare somme, a partire da 2.500 euro, per 'saltare' l'esame di assunzione nella base militare. I carabinieri di Canicattì, durante la perquisizione effettuata il 7 settembre dello scorso anno, hanno sequestrato le mappe della base mostrate alle vittime durante il reclutamento e i contratti, sottoscritti con la contestuale consegna dei tesserini recanti effigi false e la dicitura comando generale d'oneri, ma anche il libro mastro dei truffati con le quote corrisposte da ognuno di loro. Le indagini sono state avviate nel febbraio 2020 dopo le denunce di alcune delle vittime. 

"Assetto roganizzativo e logistico"

I militari dell'Arma, anche con l'ascolto di l'intercettazioni degli indagati, hanno documentato come i tre "abbiano operato con un assetto organizzativo e logistico: avevano - secondo l'accusa - progetti edilizi, contratti, documenti e timbri falsi". I carabinieri hanno accertato anche che, nonostante si fosse diffusa la notizia sull'inchiesta, molti truffati abbiano continuato a credere al miraggio del posto di lavoro a tempo indeterminato.

Imprenditrice pagò 5.000 euro per aprire bar

Tra i truffati c'è un'imprenditrice di Racalmuto, imbrogliata con la proposta di aprire un bar nella inesistente base militare: la donna, convinta di dover far fronte alle esigenze delle centinaia di soldati che avrebbero popolato Punta Bianca, ha pagato 5.000 euro per partecipare al progetto, ha costituito una nuova società, ha fatto ricorso al credito per ingrandire il proprio laboratorio e infine, schiacciata tra la pandemia e i debiti contratti, ha cessato ogni attività.

Intascati circa 500mila euro

Secondo i carabinieri che hanno lavorato sul caso, i tre indagati sarebbero riusciti ad intascare complessivamente dalla vittime circa 500mila euro. Secondo la ricostruzione dell'accusa, per risultare convincenti i tre hanno indicato alle vittime il nome di un alto ufficiale militare di origini agrigentine, totalmente all'oscuro di tutto ed estraneo alla vicenda, come futuro comandante della fantomatica base di Punta Bianca.

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