Sono indagati a vario titolo per truffa a danno di un ente pubblico e falsa attestazione. I destinatari del provvedimento cautelare sono tutti dipendenti del Comune di Palermo (11), del Co.I.M.E. (3) e della Re.Se.T. (14), in servizio presso i Cantieri Culturali della Zisa
Andavano a fare la spesa o a fare jogging pur risultando presenti al lavoro. Una nuova inchiesta sui "furbetti del cartellino" investe i dipendenti del Comune di Palermo e di alcune società partecipate, in servizio presso i Cantieri culturali alla Zisa.
L'ordinanza
Gli indagati sono 42.La guardia di finanza ha eseguito un'ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip Rosario Di Gioia nei confronti di 28 persone. Per otto sono scattati gli arresti domiciliari; per altri 14 l'obbligo di dimora e di presentazione alla pg; per seo solo quest'ultimo. Sono indagati a vario titolo per truffa a danno di un ente pubblico e falsa attestazione. I destinatari del provvedimento cautelare sono tutti dipendenti del Comune di Palermo (11), del Co.I.M.E. (3) e della Re.Se.T. (14), in servizio presso i Cantieri Culturali della Zisa. Tra di loro anche un soggetto indagato per mafia. Tra gli indagati un sindacalista molto noto che ha da sempre combattuto battaglie al fianco dei precari e Tommaso Lo Presti, 50 anni, già indagato per mafia e cugino di due boss. Quest'ultimo, come risulta dalle indagini del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, mentre era in ospedale risultava al lavoro.
Indagato il padre di "Angela da Mondello"
Tra gli indagati (colpito dall'obbligo di dimora), c'è anche Isidoro Chianello, 60 anni, padre di Angela, diventata famosa come "Angela da Mondello" per la frase "non ce n'è Coviddi". Un'affermazione che è poi diventata un tormentone nel periodo della pandemia e anche una canzone.
Le indagini
Le indagini hanno fatto emergere numerosi e reiterati episodi di assenteismo perpetrati dai dipendenti infedeli che dopo aver attestato la propria presenza in servizio, si allontanavano dal luogo di lavoro per dedicarsi ad attività di natura privata e personale, come acquisiti o pratiche sportive. Molto frequenti erano poi i casi di timbrature multiple da parte di un singolo soggetto per conto di diversi colleghi che in realtà non erano presenti. In altri casi, invece, veniva fatto illegittimamente ricorso allo strumento straordinario della "rilevazione manuale", che consente in caso di "dimenticanza" del proprio badge personale, di attestare la propria presenza tramite comunicazione scritta. In questo modo gli indagati pensavano di aggirare la rilevazione automatica, che tuttavia i finanzieri hanno puntualmente ricostruito. Una telecamera nascosta proprio a ridosso dell'apparecchio per la rilevazione elettronica delle presenze ha consentito, in poco più di tre mesi, di registrare oltre mille casi che hanno determinato una falsa rendicontazione per un ammontare complessivo di circa 2.500 ore di servizio in realtà mai prestate. "L'attività investigativa ha svelato l'esistenza di un fenomeno illecito estremamente diffuso all'interno della struttura pubblica cittadina, un contesto di quasi assoluta anarchia amministrativa - dice il generale della Guardia di Finanza Antonio Nicola Quintavalle Cecere, comandante provinciale di Palermo -. Alcuni degli indagati hanno costituito delle vere e proprie 'squadre di lavoratori assenteisti' che provvedevano ad effettuare reciprocamente la timbratura dei badge dei propri compagni in modo da non far risultare i periodi di assenza dal lavoro".
Il sindaco di Palermo: "Saremo parte civile"
"Esprimo un forte apprezzamento al comando provinciale della Guardia di Finanza per l'operazione 'Timbro libera tutti'. Che mette in luce uno spaccato di una realtà che grava sul corretto funzionamento dei servizi alla città. Per questo l'amministrazione comunale si costituirà parte civile". Lo ha dichiarato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.
Angelini: "Alarmante senso impunità"
"L'aspetto più allarmante è il diffuso senso di impunità che ha permeato un significativo numero di pubblici dipendenti che si sono sentiti liberi di violare sistematicamente le regole del rapporto di impiego. Comportamenti questi che determinano un danno economico e di immagine per la pubblica amministrazione e che incidono negativamente sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini". Lo ha detto Gianluca Angelini comandante del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo che ha condotto le indagini.
Cgil Palermo: "Comportamenti da punire"
"Questi comportamenti illeciti offendono quanti lavorano onestamente per garantire la tenuta dei servizi pubblici e quanti sono alla ricerca di occasioni di lavoro". Lo afferma il segretario della Cgil di Palermo, Mario Ridulfo. Il sindacalista rivolge "un plauso al comando della Guardia di finanza che con l'operazione 'Timbro liberi tutti' ha smascherato una serie ripetuta di truffe ai danni del Comune e di comportamenti, dettati dal disprezzo delle regole, che vanno non solo stigmatizzati e censurati ma sanzionati". "Le violazioni riscontrate dalle indagini, con pedinamenti e inquadrature su posto di lavoro, e le migliaia di ore di assenza registrate - conclude Ridulfo - svelano un malcostume reiterato, che mette in crisi il funzionamento corretto dei servizi alla città e offende i dipendenti del Comune che lavorano seriamente e quanti il lavoro lo cercano".
Cisl Palermo-Trapani: "Casi da isolare"
"Le indagini di oggi delle fiamme gialle, come altre in passato, ipotizza comportamenti che certamente come sindacato condanniamo, siamo fiduciosi nei confronti del lavoro delle forze dell'ordine che faranno ulteriore chiarezza sulle presunte condotte di questi lavoratori del Comune di alcune partecipate". Cosi il segretario della Cisl Palermo-Trapani, Leonardo La Piana. "Se confermati sono casi da isolare - aggiunge - affinché non si leda l'immagine di tutti i lavoratori del settore della Pubblica amministrazione e delle Partecipate, che invece ogni giorno operano con correttezza e responsabilità garantendo i servizi. E vanno isolati perché la macchina amministrativa possa funzionare adeguatamente soddisfacendo le esigenze dei cittadini".
Codacons: "Licenziamenti immediati"
I reati contestati, se confermati, "avrebbero ripercussioni dirette per i cittadini perché, da un lato, i servizi resi dalle aziende dove lavorano i dipendenti infedeli avranno subito un peggioramento a causa dell'assenza ingiustificata dei lavoratori dagli uffici, dall'altro, è evidente lo spreco di soldi pubblici, per aver percepito stipendi senza lavorare". Lo afferma il Codacons, che chiede, "nel caso siano confermate le accuse a carico dei soggetti coinvolti, ne chiede l'immediato licenziamento" e "l'avvio a loro carico di azioni di recupero delle retribuzioni percepite negli anni, soldi che dovranno rientrare nelle disponibilità della collettività". L'associazione di consumatori chiede anche che "si valutino eventuali profili di responsabilità a carico dei dirigenti che non potrebbero non avere correttamente vigilato e non avere emesso i provvedimenti di competenza".
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