C'è anche Giovanni Giordano detto Jhonny, fondatore delle Brigate Rosanero, gruppo di ultras della squadra del Palermo, tra gli indagati
Le mani della mafia sulla santa del rione. Le indagini dell'operazione "Resilienza 2" dei carabinieri, scattata nella notte a Palermo, hanno documentato anche come la famiglia mafiosa del Borgo Vecchio abbia il pieno controllo del comitato organizzatore della festa svolta in onore della patrona del quartiere Madre Sant'Anna nel mese di luglio di ogni anno, il cui culto risale al 1555. Ed è uno dei particolari messi in risalto in seguito dei militari che hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 15 indagati accusati, a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, furti, ricettazione ed estorsioni consumate e tentate, tutti reati aggravati dal metodo mafioso e sfruttamento della prostituzione (uno in carcere, 12 ai domiciliari e due obblighi di presentazione alla Polizia giudiziaria).
La ricostruzione dei fatti
A portare avanti la tradizione religiosa sono le famiglie del quartiere. Sino a luglio 2015, il 'comitato' era guidato dalla famiglia Tantillo. In particolare, dai fratelli Domenico e Giuseppe, poi arrestati a dicembre 2015 nell'operazione "Panta Rei", perché ritenuti i reggenti della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. Per la festa del 2019 (dal 25 al 27 luglio) le serate canore, animate da alcuni cantanti neomelodici, secondo le indagini, venivano organizzate da un comitato che, di fatto, era controllato da cosa nostra. I mafiosi, infatti, sceglievano e ingaggiavano i cantanti e, attraverso le cosiddette "riffe" settimanali, raccoglievano le somme di denaro tra i commercianti del quartiere, necessarie oltre che per per l'organizzazione della festa e l'ingaggio dei cantanti, anche per rimpinguare la cassa della famiglia mafiosa e fornire così il sostentamento dei carcerati. Le indagini hanno anche dimostrato che la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio ha organizzato un florido traffico di sostanze stupefacenti. Inoltre, sono emersi i ruoli dei singoli associati, i dettagli organizzativi, la contabilizzazione degli investimenti e dei ricavi, nonche' l'afflusso di denaro nella cassa della famiglia mafiosa. In particolare, Angelo Monti aveva delegato al nipote, Jari Massimiliano Ingarao, l'intero settore delle attività illecite legate alle sostanze stupefacenti. Ingarao, nonostante fosse sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, è riuscito a organizzare e coordinare tutte le attività, reperendo le sostanze stupefacenti, principalmente sul canale di fornitura con la Campania, e a rifornire le varie piazze di spaccio del quartiere.
Le bande dei ladri di biciclette
Le indagini hanno accertato che la capacità di dominare il territorio della cosca arrivava a controllare i ladri di biciclette o di moto che, oltre a essere assoggettati alla 'autorizzazione' di Cosa nostra, dovevano destinare al clan mafioso parte dei proventi della ricettazione o della restituzione ai proprietari della refurtiva con il cosiddetto metodo del 'cavallo di ritorno'. Le indagini hanno fatto emergere un'autonoma organizzazione criminale specializzata nei furti, completamente sottomessa a Cosa nostra.
Indagato capo ultras della squadra del Palermo
Da quanto risulta, c'è anche Giovanni Giordano detto Jhonny, fondatore delle Brigate Rosanero, gruppo di ultras della squadra del Palermo, tra gli indagati nell'inchiesta della Dda che ha portato all'emissione di 15 misure cautelari. Giordano è accusato di concorso esterno associazione mafiosa
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