Usura, confiscati beni per 8 milioni a imprenditore del Messinese

Sicilia

Tra i beni confiscati compendi aziendali, beni immobili, mobili registrati e rapporti finanziari. L'uomo era stato indicato dai collaboratori di giustizia come vicino ai vertici della criminalità organizzata

Beni oltre 8 milioni di euro sono stati confiscati stamane dalla Dia all'imprenditore N. R., di Naso (Messina), attivo nei settori della macellazione e della commercializzazione all'ingrosso di pellame. Il decreto di confisca è stato emesso dal Tribunale di Messina - Sezione Misure di Prevenzione. L'attività investigativa della Dia ha permesso di accertare come l'imprenditore, nel periodo oggetto d'indagine, sia riuscito ad accrescere il proprio patrimonio personale ed imprenditoriale grazie a illecite condotte usurarie, ricorrendo anche all'intestazione di beni a congiunti e parenti in modo da non dichiarare i propri redditi. Tra i beni confiscati compendi aziendali, beni immobili, mobili registrati e rapporti finanziari. 

Le indagini

Il collaboratore di giustizia Santo Lenzo, legato alle cosche mafiose dei Nebrodi, avrebbe indicato l'imprenditore come vicino ai vertici della criminalità organizzata tortoriciana. Dalle deposizioni di Lenzo era emerso che l'uomo nel 1999 "aveva chiesto che fossero incendiati i mattatoi di Sinagra, Barcellona Pozzo di Gotto e Giammoro, impegnandosi a versare 50 milioni di lire all'organizzazione mafiosa", circostanza che lo avrebbe verosimilmente favorito perché erano attività economiche concorrenti. L'incendio non ebbe luogo "per l'opposizione dei rappresentanti della criminalità organizzata barcellonese". Nel 2009 l'uomo è stato condannato in via definitiva per vicende risalenti agli anni tra il 1998 e il 2000.

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