L'indagine nasce da un attentato a un locale del quartiere Giostra. Sulla vetrina e sulla saracinesca del locale furono trovati fori causati dall'esplosione di alcuni colpi d'arma da fuoco
La Squadra Mobile di Messina ha eseguito quattro misure cautelari - due in carcere, una ai domiciliari e un obbligo di dimora - nell'ambito di una indagine, coordinata dalla Dda guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, sulle bande criminali del quartiere popolare "Giostra". Gli indagati sono accusati di concorso in trasferimento fraudolento di beni e valori al fine di agevolare l'organizzazione mafiosa del rione guidata da Gaetano Barbera e Nicola Galletta, ora collaboratori di giustizia. I fatti contestati risalgono a settembre scorso.
Le indagini
L'indagine nasce da un attentato a un bar della zona. Sulla vetrina e sulla saracinesca del locale furono trovati fori causati dall'esplosione di alcuni colpi d'arma da fuoco. Dalle immagini delle telecamere presenti nei pressi del locale fu possibile accertare che tre persone col volto coperto, arrivate in moto, avevano sparato con un fucile contro il bar e avevano poi cosparso la saracinesca di liquido infiammabile e appiccato il fuoco. Il bar, intestato a M. C., secondo gli inquirenti, di fatto sarebbe stato controllato da tre personaggi del clan Giostra, come i collaboratori di giustizia hanno sostenuto. Il formale intestatario dell'esercizio commerciale avrebbe dunque fatto da prestanome per scongiurare che l'attività finisse sotto sequestro vista la contiguità dei reali proprietari vicini ad ambienti mafiosi.
La polizia sta eseguendo il sequestro dell'esercizio commerciale, del complesso dei beni aziendali e dei conti correnti intestati.
Dia sequestra due immobili
In mattinata, la Dia ha inoltre eseguito un provvedimento di sequestro emesso dal Tribunale di Messina - Sezione Misure di Prevenzione, che ha colpito due immobili nella disponibilità di Paolo Aloisio, già condannato nell'operazione "Totem" quale affiliato al clan Giostra. Dalle indagini è emerso che Aloisio era incaricato dalla stessa organizzazione criminale alla detenzione e custodia di armi da fuoco. Tra i fatti contestati anche il suo coinvolgimento in un episodio estorsivo nei confronti di un imprenditore che era stato minacciato per impedirgli di partecipare alla gara per l'affidamento di una struttura turistico-balneare in località Mortelle sulla quale il clan aveva indirizzato i propri interessi. Il Tribunale di Messina aveva già condannato Aloisio a 19 anni di reclusione. L'inchiesta condotta dagli investigatori della Dia ha permesso, inoltre, di evidenziare l'evidente sperequazione tra i redditi dichiarati e il patrimonio accumulato dall'indagato, oggetto dell'odierno sequestro, da ritenersi frutto o reimpiego dei proventi di attività illecite.