Devono rispondere a vario titolo di naufragio, omicidio colposo, favoreggiamento e frode processuale. I famigliari delle tre vittime del naufragio: “Adesso confidiamo nel lavoro della magistratura perché noi vogliamo piena giustizia”
L’armatore, il comandante e il terzo ufficiale di coperta della motonave Vulcanello sono stati arrestati dalla Guardia Costiera al termine dell'indagine della Procura di Palermo sul naufragio del peschereccio Nuova Iside, avvenuto a largo di San Vito Lo Capo il 12 maggio scorso e che costò la vita ai tre membri dell'equipaggio. Il comandante e il terzo ufficiale sono accusati di naufragio e omicidio colposo mentre nei confronti dell’armatore, posto ai domiciliari, è stato ipotizzato il reato di frode processuale e favoreggiamento personale. Un quarto uomo dell'equipaggio è ricercato.
La vicenda
Il 12 maggio il peschereccio Nuova Iside scomparve a nord di San Vito Lo Capo. Le successive ricerche della Guardia Costiera consentirono di recuperare i corpi di due dei tre membri dell'equipaggio e di individuare, con l'ausilio dei mezzi della Marina Militare, il relitto della nave. Oltre un mese dopo il naufragio venne invece recuperato sulla spiaggia di Gioia Tauro, in Calabria, il corpo del terzo pescatore. Le successive indagini hanno portato al sequestro della scatola nera della motonave Vulcanello e all'ispezione della carena della stessa imbarcazione che ha coinvolto anche i Carabinieri del Ris di Messina. Gli accertamenti hanno portato al sequestro della nave e all'individuazione di elementi che hanno consentito ad investigatori ed inquirenti di ipotizzare responsabilità della Vulcanello nel naufragio. Nel corso delle indagini, gli investigatori della Guardia Costiera hanno anche eseguito una serie di perquisizioni nella sede della società armatrice della Vulcanello che hanno consentito di accertare che lo scafo della nave era stato ripitturato dopo la collisione con il peschereccio.
I famigliari delle vittime: “Vogliamo giustizia piena”
"Nel nostro cuore sentivamo che quella notte era successo qualcosa di strano e tremendo. I nostri congiunti erano esperti uomini di mare e non si sarebbero mai messi in pericolo. Quanto successo in queste ore ci dà la conferma di quello che già sapevamo. Adesso confidiamo nel lavoro della magistratura perché noi vogliamo piena giustizia. I nostri cari non terneranno più ma chi ha sbagliato è giusto che paghi". È quanto affermano Rosalba Cracchiolo, madre di Vito Lo Iacono e moglie di Matteo Lo Iacono (Vito era il comandante della nuova Iside, suo padre Matteo lavorava nel peschereccio) e Cristina Alaimo, moglie di Giuseppe Lo Iacono (cugino di Vito) commentando gli sviluppi dell'inchiesta. "Abbiamo apprezzato il lavoro svolto dalla procura di Palermo per fare emergere la verità e le responsabilità per la tragedia accaduta nelle acqua di San Vito - aggiungono - Non smetteremo mai di batterci per affermare la verità".
I legali dell'armatore arrestato: "Equivoco processuale"
"Dalla semplice lettura dell'ordinanza di custodia cautelare emerge come non sia addebitata al nostro assistito alcuna condotta concreta dallo stesso posta in essere e che, pertanto, si è in presenza di un equivoco processuale che ci auguriamo la stessa magistratura chiarirà quanto prima". Lo scrivono in una nota gli avvocati dell'armatore agli arresti domiciliari.
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