L'inchiesta nasce dopo i 33 decessi avvenuti nella struttura durante il lockdown dello scorso marzo. I magistrati dovranno chiarire se le morti siano dipese da omissioni ed errori delle persone sotto indagine
Cinque persone, tra dipendenti della casa di riposo Come d'incanto e personale dell'Asp, sono state iscritte nel registro degli indagati dalla Procura di Messina con l'accusa di morte come conseguenza di altro reato. L'inchiesta nasce dopo i 33 decessi avvenuti nel centro durante il lockdown dello scorso marzo. I magistrati dovranno chiarire se le morti siano dipese da omissioni ed errori degli indagati. Il reato contestato è cooperazione colposa mediante omissione in omicidio colposo. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - MAPPE E GRAFICI DEI CONTAGI)
Le accuse della Procura
Agli indagati viene contestata l'accusa di non aver compiuto tempestivamente le azioni necessarie ad impedire la diffusione del contagio da Covid-19 tra gli ospiti della casa di riposo. Omissioni che non avrebbero consentito una tempestiva assistenza sanitaria e la somministrazione di terapie per ciascun ospite contagiato. I vertici della casa di riposo e alcuni dei medici che operavano nel centro, secondo la Procura, avrebbero taciuto la presenza di pazienti contagiati e il rischio della diffusione del virus. A due medici del 118 e dell'Asp, invece, la Procura contesta di aver eseguito solo 24 tamponi, nonostante fosse stata segnalata la presenza di 50 anziani con febbre alta e tosse, e di aver sottovalutato l'urgenza di conoscere l'esito degli esami. Avere risposte sugli accertamenti avrebbe consentito di formulare tempestivamente una diagnosi e di somministrare una terapia e adottare provvedimenti per contenere la diffusione del virus. I tamponi fatti, poi, vennero mandati all'ospedale Papardo di Messina, nonostante nel laboratorio di analisi fossero temporaneamente indisponibili i reagenti. Indagato anche il dirigente medico dell'ASP di Messina, all'epoca commissario emergenza Covid che, secondo la procura, si sarebbe limitato a prescrivere l'isolamento fiduciario degli ospiti presenti nella struttura e non avrebbe fatto immediatamente tamponare il resto degli anziani, né avrebbe evacuato la casa di riposo. Soltanto il 25 marzo 2020, a quasi un mese dalle prime morti, furono fatti i tamponi a tutti i restanti ospiti, su 37 degenti 29 risultarono positivi, e solo dopo il centro fu sgomberato.
La Procura ha chiesto l'esecuzione in incidente probatorio di una perizia medico-legale, da eseguire in collegio con specialisti in medicina legale, infettivologia, pneumologia, che dovrà chiarire se le omissioni e i ritardi nella gestione della diffusione del virus nella casa di riposo abbia determinato la morte dei 33 anziani.