Sequestro pescherecci in Libia, Di Maio: "Massimo impegno, convocherò vertice di governo"

Sicilia

Il ministro degli Esteri oggi ha sentito le famiglie dell'equipaggio, il sindaco di Mazara del Vallo e gli armatori, ai quali ha assicurato il massimo impegno del governo per una risoluzione positiva

Massimo impegno del governo per una risoluzione positiva della vicenda dei due pescherecci sequestrati in acque libiche la sera del 1 settembre: è quanto ha promesso il ministro degli Esteri Luigi Di Maio collegato oggi in videoconferenza con le famiglie dell'equipaggio in stato di fermo, in tutto 18 marittimi, il sindaco di Mazara del Vallo (Trapani), Salvatore Quinci e gli armatori. Lo si apprende da fonti diplomatiche. Ieri Di Maio ha sentito il ministro agli Affari Esteri degli Emirati Arabi, Abdallah Bin Zaied Al Nahyan, mentre oggi sentirà il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Sia gli Emirati Arabi che il Cremlino sono due attori molto influenti nei confronti del governo di Bengasi.

Di Maio, oltre a ribadire tutta la disponibilità e il supporto della Farnesina ai familiari dell'equipaggio e al sindaco di Mazara, ha anche tenuto a chiarire il grado di complessità della situazione e dei tempi. A tal proposito, secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche, Di Maio ha comunicato ai familiari che sarà convocato un vertice di governo sulla questione, perché "l'azione deve essere corale", ha spiegato il titolare della Farnesina. 

Le parole del sindaco di Mazara del Vallo

"Ministro, la ringrazio per la sua presenza e disponibilità, apprezziamo molto lo sforzo che sta compiendo la Farnesina per il rilascio dei pescherecci", ha detto, a quanto si apprende, il sindaco di Mazara del Vallo al ministro Luigi Di Maio in video conferenza. "Il ministro - ha poi aggiunto il sindaco - ha espresso vicinanza alle famiglie e agli armatori che stanno vivendo un difficile momento e ha sottolineato l'impegno che il governo italiano sta mettendo in campo per la liberazione dei 18 marinai e dei pescherecci 'Antartide' e 'Medinea'. Il ministro ha concluso il suo intervento con l'impegno di riportare al più presto i nostri uomini a Mazara del Vallo. Esprimo soddisfazione per il lavoro svolto dal governo nazionale sulla vicenda".

Il sequestro

Ieri Leonardo Gancitano e Marco Marrone, i due armatori di Mazara del Vallo dei pescherecci "Antartide" e "Medinea", bloccati lo scorso primo settembre a circa 35 miglia a nord di Bengasi, avevano dichiarato: "Se entro qualche giorno non si troverà una soluzione ci recheremo a Roma con le famiglie dei pescatori per far sentire ancor di più la nostra voce al Governo Italiano". Tutti e diciotto i marittimi insieme ad alcuni tunisini imbarcati nei pescherecci si troverebbero in una villa mentre i due pescherecci sarebbero ormeggiati nel porto di Bengasi.

Secondo alcuni organi di stampa i marinai siciliani sarebbero finiti al centro di una piccola crisi internazionale con risvolti giudiziari: la marina legata all'esercito del generale Khalifa Haftar che controlla la zona di Bengasi avrebbe avuto ordine dal comando generale, cioè dal generale Haftar, di non rilasciare i pescatori italiani fino a quando quattro calciatori libici arrestati in Sicilia nel 2015, condannati in Appello per traffico di migranti, non saranno liberati. Giovedì scorso c'è stata una manifestazione al porto di Bengasi in cui si chiedeva: "Liberate gli atleti libici: sono calciatori, non trafficanti".

L'appello dei familiari

"Sono giorni difficili e siamo preoccupati", ha detto ieri Rosaria Giacalone, la moglie di uno dei 18 marittimi. "Non sento mio marito da 13 giorni, e sappiamo del loro buono stato di salute solo tramite la diplomazia. Ma noi vogliamo parlare con loro e sentirci dire dalle loro voci che stanno bene. Ci appelliamo al Generale Haftar- ha continuato la signora Giacalone - affinché possa con un atto di clemenza rilasciarli. Confidiamo nella sua benevolenza, i nostri uomini erano lì per pescare e non stavano facendo nulla di male". All'appello si unisce anche la figlia del motorista del motopesca Medinea che in arabo (la famiglia è di origini tunisine) ha mandato i saluti al padre e ai membri suoi connazionali degli equipaggi confidando in un atto di bonarietà delle autorità libiche "per poter presto riabbracciare il padre". 

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