Coinvolto un assessore, anche lui ai domiciliari. La procura ipotizza un'associazione per delinquere che negli anni avrebbe gestito appalti 'sotto soglia' per circa 7,5 milioni di euro, con affidamento diretto a imprenditori compiacenti. In totale risultano indagate sedici persone
Arresti domiciliari per il sindaco, il vice e un assessore del Comune di Santa Caterina Villermosa, accusati di aver concesso appalti con affidamento diretto a imprenditori "amici". L'accusa è stata mossa dalla Dda della procura di Caltanissetta in un'inchiesta sfociata nell'esecuzione di un'ordinanza cautelare nei confronti di 16 indagati. Tra i destinatari del provvedimento, eseguito da carabinieri e guardia di finanza, anche imprenditori e dirigenti pubblici. I reati contestati agli indagati, a vario titolo, sono associazione a delinquere, concussione, corruzione, turbata libertà degli incanti e falso ideologico, abuso di ufficio.
L'inchiesta
La procura ipotizza un'associazione per delinquere che negli anni avrebbe gestito appalti 'sotto soglia' per circa 7,5 milioni di euro, con affidamento diretto a imprenditori compiacenti. Il sindaco Antonino Fiaccato, il suo vice Angelo Macaluso e l'assessore Giuseppe Di Natale sono stati posti agli arresti domiciliari mentre per Calogero Rizza, considerato "l'interfaccia tra la politica e gli imprenditori" è stato disposto l'obbligo di dimora. Tre funzionari pubblici sono stati sospesi dal servizio mentre per quattro imprenditori è stato disposto il divieto di esercitare la loro attività. Per altri tre imprenditori invece l'obbligo di soggiorno nel comune di residenza e per due liberi professionisti la sospensione dall'esercizio della professione.
"Perdurante sistema concussivo-corruttivo"
Le indagini dei carabinieri e della Guardia di Finanza avrebbero fatto emergere "un perdurante 'sistema concussivo-corruttivo' al cui vertice si poneva il sindaco Fiaccato con il consapevole concorso di fidati collaboratori dallo stesso individuati e nominati anche quali componenti della Giunta Comunale in carica", ricostruiscono gli investigatori. Primo cittadino che "'premiava chi l'appoggiava nelle condotte illecite", mentre "emarginava dipendenti comunali e politici che si non piegavano al suo volere". Per la Procura dalle indagini "è emersa, in buona sostanza, una gestione familistica dell'intero Comune sotto la regia del Fiaccato che, a suo piacimento, quasi si trattasse di un signore di epoca medioevale, distribuiva benefit e prebende agli 'amici', non esitando, al contrario, ad operare con minacce velate ed esplicite nei confronti di quei pubblici funzionari che non si piegassero al suo volere".
Gli appalti
Il 'sistema corruttivo', ricostruisce la Dda Nissena, "era alimentato anche dalla compiacente e interessata platea di imprese e di professionisti attratti dalla possibilità di ottenere incarichi e conferimenti di lavori, servizi e forniture dallo stesso Comune in spregio ad ogni regola". Il meccanismo utilizzato è quello del conferimento degli appalti con il sistema dell'affidamento diretto-fiduciario, il cosiddetto 'sotto soglia', in alcuni casi, sostiene l'accusa, "anche frazionando artatamente i lavori da affidare". Per la Dda, con questo sistema, "il sindaco con la compiacenza di alcuni dipendenti del Comune è riuscito negli anni a dirottare lavori pubblici per un ammontare complessivo di circa 7,5 milioni di euro a favore di imprese 'gradite' in cambio di 'favori di ogni genere' o appoggi politici".
"Gestione della cosa pubblica in maniera familistica e medievale"
"A Santa Caterina Villarmosa - afferma il comandante provinciale dei carabinieri di Caltanissetta, il colonnello Baldassare Daidone - c'era un'sistema affaristico corruttivo concussivo con a capo il sindaco che, con la collaborazione di altri fedelissimi amministratori da lui stesso nominati, per anni ha gestito la cosa pubblica in maniera familistica e quasi medievale. Lavoravano - aggiunge il colonnello - solo gli imprenditori amici attraverso gli appalti che venivano assegnati con il cosiddetto sistema e cioè inferiori ai 40 mila euro o mediante la somma urgenza. In occasione dell'emergenza neve, scattata nei primi giorni del gennaio 2019, il sindaco si è rivolto ad un'impresa che dopo quaranta giorni ha presentato il conto. Non è modo di procedere". Il sindaco, in carica da tre mandati, "ha un carattere forte e chi osava mettersi contro di lui veniva messo all'angolo, emarginato - afferma il colonnello -. L'inchiesta è nata dall'operazione, nel corso della quale abbiamo scoperto delle infiltrazioni mafiose al comune di San Cataldo. Sequestrando alcuni documenti ad un imprenditore di San Cataldo siamo arrivati fino a Santa Caterina".
"Sistema che andava avanti dal 2017"
Questo sistema - ha aggiunto il maggiore della Guardia di Finanza di Caltanissetta, Salvatore Seddio - andava avanti almeno dal 2017. Un malcostume emerso da un'inchiesta che ha interessato San Cataldo. A Santa Caterina, per l'assegnazione degli appalti, c'era una sorta di gestione feudale del comune per gli appalti. Sindaco e vice sindaco facevano parte di una associazione a delinquere finalizzata ad una serie di reati contro la pubblica amministrazione come corruzione, concussione e turbativa d'asta".