Agrigento, calci per fare abortire compagna: condannato torna libero

Sicilia

Il 41enne è tornato libero perché la pena, essendo entro il tetto dei due anni, è stata sospesa. Il commerciante dovrà risarcire la vittima pagando una provvisionale di duemila euro. "Mi picchiava ripetutamente, in una circostanza mi ha dato calci allo stomaco quando ero incinta", aveva dichiarato la vittima confermando in aula le accuse"

Due anni di reclusione, risarcimento per la vittima, ma pena sospesa e arresti domiciliari revocati. È la sentenza emessa da Stefano Zammuto, gup di Agrigento, nel corso del processo a carico di un fornaio di 41 anni di Grotte, ritenuto colpevole di  maltrattamenti e stalking ai danni dell'ex compagna.

Le violenze

La donna, secondo le accuse, sarebbe stata maltrattata dal novembre del 2016 all'aprile del 2018. Le minacce in diverse circostanze sarebbero state finalizzate a costringerla ad abortire. "Mi picchiava ripetutamente, in una circostanza mi ha dato calci allo stomaco quando ero incinta - ha dichiarato la vittima in aula -. Ma non solo, di recente l'ho ancora denunciato perché ha ripreso a perseguitarmi". 

La sentenza

Il pubblico ministero Gianluca Caputo, a conclusione della requisitoria, aveva chiesto il doppio esatto della condanna, quattro anni di carcere, per entrambe le imputazioni. La pena decisa dal giudice è ridotta di un terzo per effetto del giudizio abbreviato. Il 41enne è tornato libero perché la pena, essendo entro il tetto dei due anni, è stata sospesa. Il commerciante, difeso dagli avvocati Nicolò Grillo e Vincenzo Vella, dovrà risarcire la vittima, costituita parte civile con l'assistenza dell'avvocato Gianfranco Pilato, pagando anche una provvisionale di duemila euro.

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