Mafia, blitz a Catania: 23 arresti per 23 omicidi commessi dagli anni '80 al 2007

Sicilia

Tra i casi al centro dell’indagine ci sono anche un triplice omicidio, tre casi di "lupara bianca" e il duplice omicidio di Angelo Santapaola e di Nicola Sedici commesso il 26 settembre 2007 

A Catania i carabinieri hanno eseguito 23 ordinanze cautelari nei confronti di 23 indagati, nell'ambito di indagini su 23 omicidi di mafia commessi dalla fine degli anni '80 al 2007. All'operazione, denominata "Thor", hanno partecipato i carabinieri del Ros di Catania, coordinati dalla locale Dda. Tra i casi al centro dell’indagine ci sono anche un triplice omicidio, tre casi di "lupara bianca" e il duplice omicidio di Angelo Santapaola e del suo autista, Nicola Sedici, commesso il 26 settembre 2007, per il quale è stato condannato definitivamente Vincenzo Aiello, ex rappresentante provinciale della famiglia.

L'agguato

L'agguato avrebbe avuto come mandante Salvatore Vincenzo Santapaola, figlio di Benedetto, che secondo la Procura era "preoccupato dall'ingombrante presenza, dell'autonoma operatività e dei rapporti diretti e privilegiati del boss con Cosa nostra di Palermo". Come esecutore materiale è accusato Orazio Magrì, mentre a Natale Filloramo è contestata la complicità nel duplice omicidio. Fatta luce anche sull'uccisione di Francesco Lo Monaco, 20 anni, assassinato a Motta Sant'Anastasia il 7 giugno del 1994 perché ritenuto l'autore di una rapina commessa a un distributore di carburanti di proprietà del boss Marcello D'Agata. Tra i casi di "lupara bianca" è inserita la scomparsa, dal 10 luglio del 1991, di Salvatore Montauro: sarebbe stato ucciso perché ritenuto vicino al clan rivale dei Cappello e potenziale sicario di quel gruppo. Tra le vittime anche persone "estranee" alla mafia come Salvatore Motta, tra i deceduti di un triplice omicidio commesso il 10 aprile del 1991, a Lentini, nel Siracusano. Gli obiettivi dei sicari, che agirono su richiesta del clan Nardo, erano Cirino Catalano e Salvatore Sambasile. Motta si trovò al posto sbagliato, al momento sbagliato. 

Le indagini

Le indagini sono iniziate nell'aprile del 2018 dopo la collaborazione con la giustizia di Francesco Squillaci della famiglia Santapaola-Ercolano di Cosa nostra etnea. Ha parlato di almeno 50 omicidi, tra i più importanti della storia di Catania. Tra questi dell'ispettore capo della polizia di Stato Lizzio, di Gino Ilardo, di quello degli imprenditori Vecchio e Rovetta: "Ha fatto già 25 anni di carcere e ha deciso di collaborare dopo un percorso molto lungo, permessi premio, collaborazioni con associazioni di vittime della mafia, collaborazioni teatrali e incontri per rinnegare il suo passato", hanno detto i magistrati su Squillacci. "Ci ha raccontato come loro erano sempre a conoscenza dei blitz e avevano il favore di numerosi poliziotti, carabinieri e soprattutto della polizia penitenziaria. Ha raccontato anche che il carcere di Bicocca era nelle loro mani e che obbligavano il comandante della polizia penitenziaria ad adempiere a tutte le loro richieste". Per poi ricordare la figura di un brigadiere ora in pensione che "ebbe la forza di opporsi a mafiosi che gli avevano chiesto un favore per un trasferimento offrendogli una grossa somma di denaro. Ha rischiato la vita e ha rifiutato in maniera sdegnata quei soldi in un periodo in cui la corruzione tra le forze dell'ordine era altissima". L'ordinanza cautelare emessa dal Gip è stata notificata in carcere a 18 degli indagati, già detenuti per altra causa, altri cinque sono stati invece arrestati. Tra i primi ci sono Vincenzo e Vincenzo Salvatore Santapaola, di 64 e 51 anni, che sono rispettivamente i figli dei capimafia Salvatore e Benedetto. 

Le parole del pm

Dell'operazione ha parlato anche il pm, Carmelo Zuccaro: "Una risposta forte a numerosi omicidi che, seppur lontani nel tempo, sono particolarmente importanti perché rappresentano delle svolte significative nelle dinamiche delle lotte di potere anche all'interno dell'organizzazione mafiosa", che poi ha aggiunto: "Molte delle persone che erano in carcere non avevano ancora misure cautelari che riguardassero l'ipotesi di omicidio. L'omicidio non solo non si prescrive dal punto di vista giuridico. Individuare tutti gli autori degli omicidi anche a distanza di anni significa noi solo eliminare la possibilità di reiterazione del reato ma anche indebolire nelle persone di vertice queste organizzazioni mafiose", le sue parole. E ancora: "In quel periodo gli omicidi venivano eseguiti con metodologia particolarmente crudele. Le persone venivano portate in campagna immobilizzate e torturate per ore poi strangolate e bruciate. Si moriva anche per un saluto mancato, perché ci si era permessi di compiere una rapina dove non andava fatto, perche un commerciante non faceva il dovuto sconto, per un sospetto". 

Le dichiarazioni

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha commentato il lavoro svolto dai carabinieri: "I carabinieri hanno ancora una volta dimostrato, con l'operazione antimafia svoltasi a Catania nelle ultime ore, di essere una delle colonne portanti della legalità e della lotta alla mafia in Italia", le sue parole. Poi: "La perseveranza, la professionalità e il continuo impegno dei Ros dei Carabinieri, coordinati dalla Dda di Catania, hanno permesso che chi ha commesso gravi crimini, anche 40 anni fa, oggi ne risponda davanti alla giustizia". Come anche il sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo: "L'Arma dei carabinieri è costantemente impegnata nella lotta al fenomeno mafioso. Continuano senza sosta le operazioni sistematiche su tutto il territorio. L'operazione a Catania consente di fare luce su casi irrisolti risalenti a decenni fa. Un importante risultato che è stato conseguito grazie all'impegno di tante donne e tanti uomini che ogni giorno portano avanti un grande lavoro con spirito di abnegazione e impegno. I miei complimenti a tutti i Carabinieri coinvolti nell'operazione che si è da poco conclusa", ha detto.

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