Catania, falsi incidenti stradali: misure cautelari per 5 persone

Sicilia
Foto di archivio (ANSA)

I destinatari dell'ordinanza eseguita dai carabinieri avevano costituito "un’associazione per delinquere finalizzata al fraudolento danneggiamento dei beni assicurati". In totale sono 36 le persone indagate. Coinvolti anche un medico e due avvocati

Avevano costituito "un’associazione per delinquere finalizzata al fraudolento danneggiamento dei beni assicurati". Quest’oggi è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di cinque persone - due uomini e tre donne - nell’ambito dell’inchiesta 'Fake crash’, avviata nel giungo del 2017 per fare luce su 18 episodi di falsi incidenti stradali tra Catania e Misterbianco, che erano incardinati con documentazione sanitaria falsa e false testimonianze. Il provvedimento è stato emesso dal gip di Catania su richiesta della Procura ed eseguito dai carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria.

36 persone indagate

I cinque destinatari dell’ordinanza, quattro dei quali si trovano ora in carcere, devono rispondere anche di "mutilazione fraudolenta della propria persona e falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità". Al termine dell’attività investigativa, che si è avvalsa di intercettazione, servizi dinamici e acquisizioni documentali, risultano indagate 36 persone. Sui falsi incidenti, le compagnie assicurative hanno presentato denunce, costituendosi parte offese. Il danno patrimoniale accertato è di circa 100mila euro.

Come era organizzata la truffa

Secondo la Procura distrettuale, la truffa sarebbe stata promossa da P.B. e organizzata da A.Z., insieme a due avvocati - uno dei quali sospeso dall'attività forense per sei mesi - e a un medico legale e neurologo. L’organizzazione metteva in scena finti incidenti stradali per i quali venivano poi richiesti importanti risarcimenti alle assicurazioni interessate, che in seguito venivano divisi tra i vari "attori".

Il modus operandi

P.B. è indicato dalla Procura come il "centro motore" del gruppo che si avvaleva anche della cooperazione di molti altri complici i quali, di volta in volta, gli procacciavano o suggerivano i sinistri che, poi, venivano contraffatti nell'istruttoria o simulati del tutto. Nel dettaglio, il modus operandi, ricostruito dalle indagini, "consisteva sia nel creare ad arte documentazione sanitaria e dichiarativa falsa o alterata, sia nell'indottrinare falsi testimoni che avrebbero dovuto fornire formali dichiarazioni agli agenti accertatori delle varie compagnie di assicurazione".

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