Mafia, sequestrati in Thailandia beni del riciclatore di Riina

Sicilia

Vito Roberto Palazzolo, ex tesoriere dei capimafia, fu protagonista del traffico internazionale di sostanze stupefacenti dei primi anni Ottanta, noto con il nome di ‘Pizza connection’ 

Un conto corrente bancario nelle disponibilità di Vito Roberto Palazzolo, ex tesoriere e riciclatore dei capimafia Totò Riina e Bernardo Provenzano, è stato sequestrato in Thailandia. Il provvedimento è stato emesso dalla Corte reale civile del Regno di Thailandia dopo una rogatoria internazionale su indagini del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Palermo coordinate dalla locale Dda.

Chi è Vito Roberto Palazzolo

Palazzolo fu protagonista del traffico internazionale di sostanze stupefacenti che nei primi anni Ottanta legava la mafia siciliana all’Estremo Oriente e agli Stati Uniti. L’inchiesta che fece emergere il traffico, nota come 'Pizza Connection", fu coordinata dal giudice Giovanni Falcone e dal Procuratore distrettuale di New York Rudolph Giuliani. Palazzolo è stato condannato in via definitiva, nel 2009, a nove anni di reclusione per associazione di tipo mafioso. Arrestato a Bangkok nel marzo 2012, dopo una latitanza all'estero durata oltre vent’anni, nel dicembre 2013 è stato estradato in Italia per scontare la pena. Attualmente è in affidamento ai servizi sociali.

Il sequestro

Il sequestro riguarda un deposito bancario intestato alla moglie di Palazzolo, la ricca ereditiera di origine israeliana Tirtza Grunfeld, con un saldo attivo di diverse decine di migliaia di euro. In base alla rogatoria internazionale l'Ufficio antiriciclaggio thailandese aveva emanato un provvedimento di congelamento dei beni riconducibili a Palazzolo. Successivamente la Corte reale civile thailandese ha disposto il sequestro di beni a carico dei coniugi Palazzolo, costituiti da un deposito bancario. L'operazione, che ha portato al primo sequestro di beni di Palazzolo in Thailandia, è stata condotta dagli specialisti del Gico della guardia di finanza di Palermo, con la collaborazione del Servizio per la Cooperazione Internazionale di polizia della Direzione Centrale della polizia Criminale. Si inserisce nel più ampio dispositivo di ricerca, anche e soprattutto all'estero, di quello che viene indicato come un notevole patrimonio riconducibile all'ex riciclatore e tesoriere dei capimafia di Cosa nostra.

La latitanza

Nel 1984 Palazzolo fu arrestato, ma, temendo di essere giudicato in Italia, in attesa dell'estradizione ha confessato alle autorità svizzere le proprie relazioni con i principali protagonisti del traffico di sostanze stupefacenti. Sfruttando un permesso concessogli dalle Autorità carcerarie elvetiche e grazie ad un passaporto svizzero falsificato, Palazzolo è fuggito in Sudafrica con la falsa identità di Robert von Palace Kolbatschenko. In Sudafrica, grazie anche a importanti appoggi in quel Paese, Palazzolo ha iniziato ad investire nel settore immobiliare e in numerose attività commerciali, estendendo i propri interessi anche in territori limitrofi, come la Namibia e l'Angola. 

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