Palermo, mafia: annullate in appello le assoluzioni di boss storici

Sicilia
Immagine d'archivio (ANSA)

Il processo nasce da un'inchiesta della Dda di Palermo che, nel 2014, portò al fermo di 31 persone accusate a vario titolo di mafia, estorsione e favoreggiamento 

La corte d'appello di Palermo ha ribaltato la sentenza di primo grado a carico di boss, gregari ed estorsori dei clan mafiosi di Bagheria, Villabate, Ficarazzi, Casteldaccia e Altavilla Milicia. Annullate le assoluzioni di capimafia storici del calibro di Nicolò Eucaliptus, che ha avuto 8 anni, Giuseppe Scaduto, che ne ha avuti 10, e Onofrio Morreale, condannato a 8 sei mesi.

L'indagine

Il processo nasce da un'inchiesta della Dda di Palermo che, nel 2014, portò al fermo di 31 persone accusate a vario titolo di mafia, estorsione e favoreggiamento. L'indagine, alla quale hanno contribuito diverse vittime del racket, svelò che a pagare il pizzo al clan di Bagheria era anche una casa di riposo. Nella lista degli estorsori c'erano anche agenzie di scommesse, autofficine, commercianti di pesce e 28 imprenditori edili.

Le condanne

Annullate anche le assoluzioni di Giacinto Tutino, condannato a 4 anni, Andrea Carbone, Giovanni Trapani, Gioacchino Mineo, condannati a 8 anni, e Francesco Lombardo, che ha avuto 4 anni e 8 mesi. Inasprite le pene per gli imputati Giacinto Di Salvo (11 anni), e Pietro Liga (11 anni e 6 mesi). Confermate invece le pene per Francesco Centineo e Silvestro Girgenti (6 anni e 8 mesi) e Francesco Mineo (7 anni). Confermati i risarcimenti dei danni riconosciuti alle parti civili costituite: i Comuni di Santa Flavia, Ficarazzi, Altavilla e Bagheria, alle vittime del racket e all'associazione antiracket Libero Futuro. Confermate, infine, anche le assoluzioni di Salvatore Lauricella, Giovanni Mezzatesta e Umberto Guagliardo.

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