Dopo gli arresti, i lavoratori temono di perdere anche la cassa integrazione. I legali della Blutec, e quindi di Roberto Ginatta, l'amministratore delegato, respingono tutte le accuse
Gli operai della Blutec di Termini Imerese (Palermo) si sono radunati davanti alla fabbrica, ancora sotto shock dopo gli arresti di ieri, martedì 12 marzo, del management accusato dalla Procura di malversazione ai danni dello Stato per avere distratto 16 milioni di fondi pubblici, e hanno forzato i cancelli, entrando all'interno dello stabilimento per fare un'assemblea. Tra gli arrestati c'è anche l'amministratore delegato Roberto Ginatta. Non c'è stata alcuna tensione con le forze dell'ordine che presidiano la fabbrica.
La decisione dell'assemblea
La decisione è stata quella di manifestare davanti al Mise non appena i sindacati saranno convocati per la vertenza Blutec. Inoltre, nel pomeriggio di oggi, mercoledì 13 marzo, i lavoratori incontreranno in piazza Duomo il cartello dei sindaci del comprensorio che li sta sostenendo nelle iniziative di protesta. Domani, giovedì 14 marzo, una delegazione dovrebbe incontrare il vicepresidente dell'assemblea siciliana, Giancarlo Cancelleri.
Lo sgomento degli operai
"È una tristezza infinita, dentro la fabbrica è un deserto industriale, pensavamo di avere toccato il fondo, ma gli arresti del management sono l'epilogo di una catastrofe", dicono gli operai radunati nel piazzale. I lavoratori temono ora di perdere anche la cassa integrazione. "La norma è passata in Senato, ora aspettiamo la Camera, ma adesso che Blutec è in amministrazione giudiziaria bisogna capire se il piano di ristrutturazione potrà andare avanti perché l'erogazione della Cig è legata proprio a questo aspetto", dice Vincenzo Comella della Uilm. Gli operai invocano l'intervento del governo Conte. "Il ministro Di Maio ci convochi al più presto". Ginatta aveva anche fatto realizzare nella fabbrica un modellino di Ferrari, che aveva regalato al figlio per il suo compleanno: "È successo anche questo", denunciano gli operai.
Legali Blutec: accuse infondate
Dallo studio legale torinese 'Grande Stevens', che difende Blutec e conseguentemente l'AD Ginatta, hanno fatto sapere che "i profili occupazionali di Termini Imerese sono sempre stati al centro del progetto industriale di Blutec", e che è "molto arduo immaginare una preordinata macchinazione per sottrarre fondi pubblici nettamente inferiori ai costi già ad oggi sostenuti in proprio per la reindustrializzazione del sito e i relativi progetti occupazionali". Lo studio legale respinge "con forza" le accuse, e annuncia di avere già assunto le necessarie iniziative per dimostrare la loro infondatezza e per rimettere l'azienda nelle mani dei legittimi titolari. Ginatta, proseguono i suoi legali, "confida di poter dimostrare prontamente e in modo oggettivo che tutte le somme ottenute da contributi pubblici sono state impiegate nel progetto Termini Imerese, che per le sue intrinseche difficoltà non può proseguire senza un binomio di un grande gruppo industriale e il sostegno agli investimenti, come previsto dalla legge e dall'interesse collettivo".
"Blutec ha investito più di 37 mln di euro"
I legali ricordano che Ginatta è alla quarta generazione di una famiglia di industriali. Il Gruppo Blutec, sempre secondo gli avvocati, paga circa 65 milioni di stipendi l'anno a più di 3mila dipendenti. "Al momento dell'ingresso nel dicembre 2014, nella sola Termini Imerese il Gruppo ha investito più di 37 milioni di euro, pagando stipendi per un ammontare complessivo di 17,5 milioni con mezzi propri e senza attingere ad alcuna risorsa pubblica", sostiene ancora lo studio 'Grande Stevens', "confidando anzi nel supporto doveroso di capitale pubblico per il rilancio del sito secondo i termini e gli strumenti consentiti dalla legge e nell'interesse della collettività".