Agrigento, mafia: convalidato fermo al boss Leo Sutera

Sicilia
Immagine d'archivio (ANSA)

Convalidato il fermo e disposta la custodia in carcere per il presunto capo delle famiglie mafiose dell’Agrigentino, ritenuto fedelissimo di Messina Denaro 

Il GIP del tribunale di Sciacca, provincia di Agrigento, ha convalidato il fermo ai danni di Leo Sutera, ritenuto essere il capo delle famiglie mafiose dell’Agrigentino. Il GIP Rosario Di Gioia ha inoltre disposto per Sutera, 68enne di Sambuca di Sicilia, in provincia di Agrigento, la custodia cautelare in carcere. L’uomo era stato fermato all’alba di lunedì 29 ottobre, sulla scorta del provvedimento firmato dai Pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Alessia Sinatra, Claudio Camilleri e Geri Ferrara. Sutera è stato sottoposto a fermo perché dalle indagini, e in particolare dal contenuto di alcune intercettazioni, sarebbe emersa la sua intenzione di fuggire in Ungheria prima che diventi definitiva la condanna emessa a suo carico per associazione mafiosa.

La condanna e il ritorno di Sutera

Secondo i Pm, Sutera è tornato ad occupare il ruolo di capo di Cosa nostra della provincia di Agrigento, ruolo che aveva ricoperto fino al 26 giugno 2012, giorno dell’operazione ‘Nuova Cupola’, durante la quale 55 persone erano finite in carcere. Condannato a tre anni, Sutera era tornato libero il 7 agosto del 2015, rimettendosi - sostengono i Pm - a gestire il mandamento di Sambuca di Sicilia e diventando il boss della provincia di Agrigento.

Le dichiarazioni al GIP

Al GIP di Sciacca, che lo ha interrogato ieri nel carcere Pagliarelli di Palermo, Sutera ha dichiarato: "Non mi sono affatto occupato di vicende di Cosa nostra, mi sono solo premurato di fare lavorare maestranze e imprenditori che conosco da tempo. Cosa nostra non c’entra", ha ribadito Sutera, che si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha rilasciato dichiarazioni spontanee. Il boss è ritenuto un "fedelissimo" di Matteo Messina Denaro.

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