Palermo ricorda Geraci, ucciso dalla mafia. Musumeci: “Basta omertà”

Sicilia
Nello Musumeci (Getty Images)

Il presidente della Regione Sicilia ricorda la morte del sindacalista che fu ucciso per aver denunciato le infiltrazioni mafiose a Caccamo 

Domenico Geraci, per tutti semplicemente “Mico”, è stato un uomo dalla schiena dritta, che nella sua attività sindacale non ha mai piegato la testa davanti alle intimidazioni mafiose. Ha continuato a denunciare con forza le infiltrazioni nel proprio comune, Caccamo, nonostante le minacce ricevute. Questo gli costò la vita.

Il ricordo

Oggi, Palermo e la Sicilia tutta, lo celebra a vent'anni dalla sua scomparsa, avvenuta l'8 ottobre 1998. A ricordare l'uomo caduto per mano mafiosa è il presidente di Regione Sicilia, Nello Musumeci: “Geraci era un sindacalista che non scendeva a compromessi, nonostante le continue minacce. Una persona onesta e capace, oltre che molto apprezzata nel suo paese: Caccamo. Si è sempre battuto per i diritti dei braccianti di quella zona e per il rispetto delle regole. Speriamo che il clima di omertà, che ha avvolto il suo omicidio, possa essere presto squarciato restituendo così dignità e giustizia alla famiglia”, le sue parole.

La vita

Domenico Geraci nacque a Caccamo, nel 1954, dove intraprese la carriera politica. Iniziò come militante nella Cisl, per poi passare nelle fila della Uil. Entrò nel mondo politico come consigliere comunale della sua città, per poi candidarsi a Sindaco. Geraci, fu più volte oggetto delle attenzioni mafiose, ciononostante non smise di denuciare le infiltrazioni mafiose nel proprio Comune, questo gli costò la vita. Caccamo, infatti, all'epoca era considerato la roccaforte di Bernardo Provenzano, il boss che prese lo scettro di Cosa Nostra dopo l'arresto di Totò Riina.
Due mesi dopo la sua candidatura a sindaco di Caccamo, l'8 ottobre 1998, Geraci venne ucciso a fucilate davanti a casa. I quattro killer, a bordo di una Fiat Uno, non si sono fermarono davanti a nulla e lo freddarono davanti al figlio Giuseppe.

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