Preso in un ovile il latitante che sterminò famiglia di Brescia

Sicilia
Foto di archivio (ANSA)

Arrestato Vito Marino, ricercato per omicidio. Nel suo passato familiare affiorano legami con Cosa Nostra, suo padre venne assassinato dal boss Matteo Messina Denaro 

Alle prime luci dell’alba è scattata l’operazione della polizia che ha portato alla cattura di Vito Marino. L’uomo era ricercato dal luglio 2016, su di lui pendeva una condanna all’ergastolo per triplice omicidio. Vittima del brutale sterminio una famiglia di Brescia. Marino è stato trovato all’interno di un ovile nelle campagne di Vita, piccolo centro del trapanese. L’uomo è stato arrestato da una trentina di poliziotti che lo hanno sorpreso mentre dormiva, con sé non aveva né armi né cellulari, forse si sentiva al sicuro. In manette, con l’accusa di favoreggiamento, è finito anche Gaspare Simone, di professione pastore, pregiudicato e proprietario dell’ovile.

Il passato della famiglia

Oscuro il passato della famiglia di Marino, suo padre Girolamo, detto “Mommo ‘u nano”, è considerato dagli inquirenti un elemento di spicco delle cosche trapanesi legate a Cosa Nostra. Il padre di Marino venne ucciso dal boss della mafia siciliana, Matteo Messina Denaro, nel 1986, mentre per le vie siciliane imperversava la 'guerra tra i clan' per la scalata al potere. "Marino non ha specifiche accuse di mafia, ma si muoveva in un contesto mafioso, ragion per cui abbiamo esteso le indagini anche su questo versante", ha commentato Alessandro Giuliano, capo dello SCO, che ha preso parte alle operazioni.

Indagini complesse

Non facili le indagini condotte dagli uomini di Giuliano, in collaborazione con la squadra mobile di Palermo e di Trapani, coordinate dal Publico Ministero Francesco Lo Voi, in forze alla DDA di Palermo. "Riteniamo che abbia trascorso buona parte della latitanza nel trapanese, territorio dove ha potuto contare sui necessari appoggi", ha invece affermato Fabrizio Mustaro, capo della Mobile di Trapani. Per arrivare alla cattura del latitante, i militari hanno impiegato le più sofisticate apparecchiature tecnologiche. "E' stato molto cauto e attento. Noi di più", ha infine chiosato con soddisfazione Mustaro.

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