Immigrazione clandestina, organizzavano matrimoni di comodo: 16 arresti

Campania

Cittadini italiani compiacenti percepivano in cambio della loro disponibilità a sposarsi un corrispettivo in denaro, mentre i cittadini extracomunitari, ai quali venivano richiesti fra 5.000 e 6.500 euro in contanti, potevano poi così richiedere il rilascio del permesso di soggiorno. Nel corso dell'inchiesta sono stati riscontrati più di 40 matrimoni fittizi e accertato un volume di affari di quasi 200mila euro

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Nelle province di Napoli, Caserta, Bergamo e Milano, i Carabinieri della Compagnia di Caserta, con il supporto di quelle territorialmente competenti, a conclusione di un'articolata attività di indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dall'ufficio Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura, nei confronti di 18 persone gravemente indiziati, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata a favorire l'illecito ingresso e l'indebita permanenza nel territorio italiano di stranieri clandestini e irregolari. Cinque perone sono finite in carcere, 11 ai domiciliari mentre per altri due indagati è stato disposto l'obbligo di dimora. Gli indagati sono 5 stranieri e tredici italiani, tra cui due donne.

L'inchiesta

L'attività investigativa, avviata nel luglio 2019, ha consentito di individuare una consolidata organizzazione che aveva come finalità principale il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina sul territorio italiano attraverso lo schema del cosiddetto "matrimonio di comodo" tra cittadini italiani compiacenti, che percepivano in cambio della loro disponibilità un corrispettivo in denaro, e cittadini extracomunitari, ai quali venivano richiesti fra 5.000 e 6.500 euro in contanti, che potevano poi così richiedere il rilascio del permesso di soggiorno. Il gruppo criminale era ramificato nei comuni di Napoli, Castel Volturno, Mondragone, San Cipriano d'Aversa e Avezzano. Nel corso dell'attività d'indagine, inoltre, sono stati riscontrati più di quaranta matrimoni fittizi ed è stato accertato un volume di affari di quasi duecentomila euro quale provento dell'attività delittuosa.

L'organizzazione capeggiata da una donna

Era capeggiata da una donna, già nota alle cronache con il nome della "maga dei promessi sposi" l'organizzazione smantellata dai carabinieri. Delle 18 misure emesse dal gip, 13 riguardano donne, tra cui Zia Maria, al secolo Matilde Macciocchi, nota anche come "a bionda", 61enne residente nel quartiere napoletano di Ponticelli - base operativa di tutto il gruppo, finita in carcere con la factotum Antonietta Noletto. Zia Maria è una "vecchia conoscenza" dei finti matrimoni, già in passato arrestata e indagata per gli stessi fatti, un articolo di giornale del 2012 allegato agli atti dagli inquirenti, riporta il titolo: "Donna Matilde, maga dei promessi sposi". Macciocchi, oltre a organizzare il sistema, occupandosi di reperire e ospitare i migranti, falsificare i documenti di residenza e gli stati di famiglia, procacciava con la Noletto le ragazze per i matrimoni, spesso indigenti e dunque bisognose, come due sorelle di 27 e 29 anni e una 21enne, finite ai domiciliari, che come le altre spose hanno contratto più matrimoni, figurando anche come testimoni per altre nozze di comodo. Una delle indagate risulta essersi sposata cinque volte.

Le intercettazioni

"Se vieni adesso tengono pronta la ragazza, non ti preoccupare ci mettiamo d'accordo. Mi conoscono tutti da Milano a Napoli", così Macciocchi risponde nel settembre del 2019 ad un migrante marocchino che la contatta. "Un mio amico vuole matrimonio capito? " dice lo straniero. È con le intercettazioni, nonostante ad un certo punto gli indagati inizino ad usare per cautela un linguaggio criptico e a ridurre le conversazioni, che gli investigatori hanno ricostruito i matrimoni organizzati dal gruppo. In un'altra telefonata intercettata, la Macciocchi "istruisce" uno straniero che ha appena avuto un bimbo garantendogli che ora avrà "subito il permesso. Sei papà di un bimbo italiano nato in Italia, hai capito? Facciamo bordello questa volta". L'immigrato, che dimora in Lombardia, ricorda poi a Zia Maria di un ragazza da far sposare al cugino."Dammi una ragazza qui a Milano e il resto ci penso io", quindi chiude: “Ma se non ha fatto nulla io ho qui un amico a Milano che fa tutto lui". Ancora più esplicita un'altra telefonata tra zia Maria e un altro immigrato. "Porta qualcosa per i testimoni - si raccomanda la donna - porta qualcosa di soldi, porta qualcosa per il Comune che facciamo controllo e tutto, domani chiudiamo".

“Manda prima i soldi dei documenti".

Se non veniva saldato tutto Macciocchi non dava seguito all'iter per far ottenere il permesso di soggiorno al migrante che aveva contratto le nozze fittizie. Emerge da una delle telefonate intercettate tra la 61enne e una donna marocchina, Karima El Hariri (finita ai domiciliari), il cui cugino ha sposato un'italiana compiacente, ma che non ha provveduto a saldare quanto pattuito (tra i 5 e i 6mila euro), tanto da non aver ancora avuto un falso certificato di residenza necessario per il permesso. "Tu dovevi mandare ancora soldi e non li hai più mandati, altrimenti io li portavo a lui e gli facevo fare il controllo" dice zia Maria. "Come facciamo adesso?" dice la ragazza. "Prende la residenza lui a Mondragone e facciamo tutto a Mondragone; ma lui non mi ha mandato i soldi" ribadisce la Macciocchi. In un'altra conversazione con un marocchino, emerge il prezzo dell'affare illecito. "Seimila e mezzo, seimila e cinquecento euro" dice il maghrebino. "Si ok" risponde a donna. In una diversa telefonata, è poi la stessa Macciocchi a dire il prezzo all'interlocutore. "Sei e mezzo"; "seimila euro" dice lo straniero fingendo di non aver inteso, e zia Maria lo corregge: "e mezzo", quindi gli dice come fare. "Acconto non metterlo; manda prima i soldi dei documenti".

Almeno 25 i matrimoni di comodo

Venivano scelte ragazze molto giovani, e comunque al di sotto dei trent'anni, come spose. "Zia Maria", a capo del gruppo, parla al telefono con il suo fidato collaboratore Gennaro Di Dato (finito in carcere), che dice alla donna di "avere tutto pronto" per il finto matrimonio, e di attendere solo la "sposa". "La sto andando a prendere" risponde la Macciocchi, spiegando di essere dovuta andare fino a casa della ragazza, una 22enne (è solo indagata), per convincere la madre. "Devo andare fino a là perché stavo sopra e ho dovuto spiegare alla madre per averla". In totale dalle indagini è stato accertato che sono 25 le donne italiane, di età compresa tra i 21 e i 49 anni, ad aver contratto matrimoni fittizi con stranieri; in alcuni casi è stata fatta solo promessa di matrimonio, che ha validità di sei mesi, ma permette allo straniero di aver il permesso di soggiorno.

Documenti falsi

Alcuni stranieri, si legge nell'ordinanza cautelare, "hanno indicato come consorte sempre la stessa donna, allegando anche il relativo certificato di matrimonio". Nella documentazione gli inquirenti hanno trovato il "marchio dell'impresa criminale" gestita dalla Macciocchi, visto che "tutte le richieste sono state avanzate con kit postale presentato nella maggior parte dei casi presso l'ufficio postale del comune di Cercola, i prestampati del kit appaiono sempre compilati a penna dalla stessa mano, gli indirizzi dichiarati come luoghi di residenza ricadono tutti nel comune di Mondragone e spesso coincidono, alcune delle ragazze sposate (almeno cinque), hanno contratto più volte matrimonio con diversi cittadini clandestini, certificati di attestazione di avvenuto matrimonio e quelli di residenza sono parzialmente o totalmente falsi". In un caso è emerso che anche una immigrata cubana ha contratto matrimonio con un 35enne napoletano per avere il permesso. Enorme il giro di affari per la Macciocchi; in pochi mesi tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020, gli inquirenti hanno accertato la movimentazione di oltre 41mila euro. I migranti pagavano zia Maria attraverso canali come Western Union; la donna ritirava il danaro tramite una fitta rete di prestanomi.

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