Al Mann arriva “Manga Heroes. Gli eroi e i miti alle pendici del vulcano” realizzata con Comicon e J-PopManga. Da non perdere “Van Gogh multimedia e La Stanza segreta” a Palazzo Fondi e "Claude Monet: the Immersive Experience" nella Chiesa di San Potito.
Tante le mostre aperte a Napoli nel mese di maggio, tra queste “Manga Heroes. Gli eroi e i miti alle pendici del vulcano”, realizzata dal Mann con Comicon e J-PopManga. Ultime settimane per non perdere “Van Gogh multimedia e La Stanza segreta” a Palazzo Fondi e "Claude Monet: the Immersive Experience" nella Chiesa di San Potito.
“Van Gogh multimedia e La Stanza segreta”, Palazzo Fondi
A Napoli dal 19 marzo e sino al 26 giugno a Palazzo Fondi, la mostra 'Van Gogh multimedia e La Stanza segreta', ideata e organizzata dalla società Navigare Srl. Fruibili oltre 900 i capolavori del maestro olandese in formato digitale (tra i quali La notte stellata, I girasoli, l'Autoritratto con orecchio bendato, il Campo di grano con corvi, alcuni in versione animata) mentre dodici sono le opere originali, tra le quali un van Gogh (Portrait du Docteur Gachet, 1890- Acquaforte). E ancora Bernard, Cézanne, Cormon, Gauguin, Mauve, Monticelli, Toulouse-Lautrec, esposte queste nella sezione Stanza segreta (a cura di Vincenzo Sanfo per Diffusione Italia International Group.), omaggio al sogno irrealizzato di van Gogh: costituire un collettivo di artisti accomunati dallo spirito d'avanguardia, l'"Atelier du Midi", nella casa gialla di Arles. Frutto di un lavoro di ricerca e riproduzione ad alta tecnologia, curatrici Giovanna Strano e Maria Rosso, l'esposizione (su 700 mq) racconta il percorso artistico di Van Gogh (1853-1890) per aree tematiche, mostrando al pubblico ritratti, paesaggi, autoritratti e nature morte. Nella Stanza segreta incisioni, acqueforti, acquerelli, dipinti a olio originali. Presenti anche la riproduzione in dimensioni reali della celebre stanza da letto 'di Arles in Provenza, dove l'artista visse tra il 1888 e il 1889, insieme con una collezione di abiti dedicati alle opere di van Gogh della fashion art designer Gisella Scibona. La mostra, inoltre, ospita anche tre mosaici realizzati dai piccoli della "Fondazione Bambini e Autismo Onlus" di Pordenone, sul modello di altrettanti noti dipinti di van Gogh. "L'uso della multimedialità e della riproduzione digitale offre grandi opportunità nel campo della fruizione dell'arte - spiega il promoter della società organizzatrice Salvatore Lacagnina - Inoltre, nel caso di van Gogh,la tecnologia di alta qualità consente di far risaltare l'uso del cromatismo che accende e rimanda a significati più profondi, esattamente come nelle intenzioni dell'artista".
"Claude Monet: the Immersive Experience" nella Chiesa di San Potito
La mostra internazionale "Claude Monet: the Immersive Experience" resterà a Napoli fino al 31 maggio 2022 nella seicentesca Chiesa di San Potito, in via Salvatore Tommasi. Un successo che, dopo Barcellona, Bruxelles, Milano e Torino, ha convinto la Exhibition Hub, società di Bruxelles specializzata nella progettazione e produzione di mostre immersive, a concedere un'ultima proroga. "Claude Monet: The Immersive Experience" ha coinvolto anche i più piccoli con laboratori a cura di Joiele Lab: i prossimi appuntamenti sono previsti per sabato 26 e domenica 27 febbraio, dalle ore 10:00 alle 19:00, ogni 30 minuti, la prenotazione è obbligatoria. Le visite guidate sono a cura dell'Associazione "L'Arte nel Tempo", partner della mostra. L'esposizione si avvale delle più recenti tecniche di mappatura digitale per creare un'interpretazione totalmente nuova delle opere del padre dell'impressionismo. Tra pennellate proiettate a 360 gradi, su più di 1000 m2 di schermi, e realtà virtuale (VR), il visitatore viene accompagnato in un viaggio attraverso i colori e i giochi di luce di oltre 300 dipinti di Monet. La mostra è in convenzione per i titolari di CartaEffe La Feltrinelli e di campania artecard.
Gli arazzi di Don Chisciotte a Palazzo Reale a Napoli
Il 19 maggio, al Palazzo Reale di Napoli, alla presenza dell'ambasciatore spagnolo in Italia Alfonso María Dastis Quecedo, apre la mostra "Don Chisciotte tra Napoli, Caserta e il Quirinale: i cartoni e gli arazzi" che intende ricostruire la storia della serie di arazzi con Storie di Don Chisciotte eseguiti dalla manifattura napoletana tra il 1757 e il 1779. Le opere saranno esposte fino al 6 settembre. La mostra, curata da Mario Epifani, direttore di Palazzo Reale, e da Encarnación Sánchez García, docente di Storia della letteratura spagnola all'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", seguirà il racconto di Miguel de Cervantes attraverso la serie completa dei cartoni, messi a confronto con alcuni degli arazzi oggi conservati al Quirinale, e con le più preziose edizioni illustrate presenti nella Biblioteca Nazionale di Napoli e lo spartito dell'opera di Paisiello proveniente dal Conservatorio S.Pietro a Majella di Napoli. Saranno esposti nello spazio della Galleria del Genovese e nella sala XXIV dell'Appartamento Storico 38 cartoni accanto a 7 arazzi (5 con episodi del romanzo e due decorativi), appartenenti alla serie eseguita dalla manifattura napoletana in due riprese tra il 1757 e il 1779 per arredare la Reggia di Caserta e trasferita dopo il 1870 al Palazzo del Quirinale a Roma. Uno degli arazzi, che arriva da Capodimonte, invece, è la testimonianza della manifattura francese.
'Manga Heroes' al MANN
Cosa accomuna le star del fumetto orientale e i capolavori dell'arte antica? Lo racconta la mostra 'Manga Heroes. Gli eroi e i miti alle pendici del vulcano'' realizzata dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli con Comicon e J-PopManga che si è aperta nella sala del Plastico di Pompei (fino al al 19 settembre). Dal Vesuvio, che nel 79 d.C. seppellì Ercolano e Pompei, al Fuji, punto di riferimento per la tradizione pop giapponese, trait d'union è proprio il vulcano. Centotrenta le opere tra tavole originali, animation cells, caschi, toys e oggetti rari. Il museo ospita inoltre da quattro anni un festival sulla cultura nipponica, e per chiudere il cerchio, Kagoshima, città con baia e un vulcano, è gemellata con Napoli. In mostra caschi che ricordano gli elmi della Magna Grecia, armature dei Cavalieri dello Zodiaco che riconducono ai gladiatori, studi preparatori e animation cell che esprimono una geometria figurativa proiettata non solo verso il futuro, ma soprattutto verso il passato. E se Goldrake, Mazinga, Jeeg, Voltron e altri alieni non fossero tanto dissimili da Scilla e Cariddi? E ancora, ecco Astroboy come un piccolo Eracle, Takemichi come un giovane Senofonte, passando per l'Uomo Tigre e Godzilla. Tante le curiosità per chi è cresciuto con i Pokémon, e Haran Banjo, pilota del maestoso Daitarrn 3. La mostra, nel progetto universitario Obvia (coordinamento di Daniela Savy, Federico II) è curata da Jacopo C. Buranelli e si divide in sei sezioni: Il mito e la fantascienza, Demoni e Super Robot, Ai Piedi del Vulcano, Gigantomachie, Anabasi moderne e Guerrieri di Atena con pezzi rari di Fabrizio Modina, Anima Firenze, Christian Colombo, Federico Profaizer, Enzo Francesco Crosera più la raccolta di ritratti d'autore, firmata da Barbara Barberis.
L'Archeologia da Spiaggia di Finotto al MANN
Abbandonati e trascinati dalla risacca per trovare nuova vita: sono gli oggetti di plastica che Maurizio Finotto ha raccolto durante dieci anni sui litorali italiani. Uno scavo particolarissimo, che trova valore creativo nella mostra 'Archeologia da spiaggia' alla Stazione Neapolis del Museo Archeologico Nazionale di Napoli fino al 31 luglio. Nell'esposizione, curata da Melania Rossi, tredici opere, sculture, diorami, calchi, video-installazioni e video-animazioni dialogano con reperti che provengono dai depositi del Museo. "Non c'è nulla di casuale nell'incontro tra il MANN, che negli ultimi anni ha dedicato molta attenzione ai temi ambientali, e la ricerca di Finotto. Proprio come un archeologo, l'artista legge questo materiale di scarto anche in chiave di memoria. E ci ricorda le urgenze di oggi: l'elemento che daterà la nostra epoca rischia di essere la plastica, come fu la ceramica per il mondo antico" spiega il direttore del Museo, Paolo Giulierini. In mostra il canopo di Ka-uab in alabastro, un frammento di idolo egizio, una mano in terracotta, bicchieri, tazze e coppe in vetro, coppette in terra sigillata italica vesuviana (tra la fine del I secolo a.C. e la fine del II), un galeone sintetico a confronto con la riproduzione di una imbarcazione antica. Vasi canopi in plastica, rappresentano le nuove divinità della società dei consumi: come Svitol probabile protettore delle Porte della Luce, serrature dell'aldilà con elementi plastici a forma di greche. Reminiscenza dei calchi vesuviani è il Bambino Pompeiano, in gesso e plastica, mentre il diorama Spiaggia raccoglie un campionario di oggetti. 'Risacca del Novecento' è la videoinstallazione, 'Caccia al pallone' l'omaggio alla passione partenopea. Nel pannello introduttivo parole di Ermanno Cavazzoni. In collaborazione con Scripps Institution of Oceanography at the University of California San Diego, l'allestimento nasce dalla collaborazione con lo Studio Trisorio e grazie alla donazione Art Bonus di Gianfranco D'Amato.
Il Madre celebra Lawrence Carroll
Il Madre di Napoli celebra Lawrence Carroll (Melbourne 1954 - Colonia 2019), artista vissuto tra gli Stati Uniti e l'Italia, con la prima mostra antologica dalla sua scomparsa: 80 opere raccontano la storia, la ricerca e le inquietudini di un interprete cosmopolita della ricerca pittorica, a cura di Gianfranco Maraniello (fino al 5 settembre al Museo d'arte contemporanea Donnaregina. Nelle sue opere sono presenti temi e maniere della pittura contemporanea negli Stati Uniti, da Jasper Johns a Robert Ryman, da Ad Reinhardt a Robert Rauschenberg, come della scultura di Donald Judd e Carl André; partendo dalla progressiva cancellazione di immagini preesistenti, Carroll arriva a stesure di colore bianco simili alla tela stessa. "Siamo orgogliose di presentare al Madre questo omaggio a Lawrence Carroll, - affermano la Presidente Angela Tecce e la Direttrice Kathryn Weir - progetto espositivo che si inserisce nella tradizione delle grandi mostre che il museo ha dedicato a protagonisti della ricerca artistica contemporanea. La pittura, la scultura, le installazioni e le foto di Carroll sono testimonianze di una profonda riflessione interiore e della sua costante indagine sull'esistenza e sulla necessità che l'umanità ha dell'arte'' "Lawrence Carroll ha un ruolo eminente nella storia dell'arte americana per avere mostrato orizzonti e aperture oltre l'impasse dei dogmatismi teorici che avevano sostenuto gli impianti di modernismo e postmodernismo fino alla metà degli anni Ottanta'' dice Gianfranco Maraniello, curatore della mostra . Nei suoi quadri Carroll ha continuato a interrogare gli strumenti dell'arte, tagliando e ricombinando porzioni di tela dove le cuciture sembrano disegni o ferite, innestando oggetti organici o inorganici , fiori, foglie, guanti, scarpe, la polvere del suo studio Tra i suoi lavori più recenti una serie di fotografie esposte precedentemente soltanto in occasione di una mostra presso la Fondazione Rolla (Svizzera), oltre ad alcuni disegni inediti (black drawings). La mostra è realizzata in collaborazione con Lucy Jones Carroll per l'Archivio Lawrence Carroll, che dichiara "Che questa prima e importante retrospettiva dell'opera di Lawrence sia ospitata dal museo Madre di Napoli, la sua città italiana preferita, un luogo così vicino al suo cuore, è un sogno!''.
Al MANN “Sing Sing. Il corpo di Pompei”
Sono probabilmente tra i depositi museali più celebri al mondo fonte inesauribile di 'scavo' per mostre internazionali e nuovi allestimenti temporanei. Con i lunghi corridoi e le celle chiuse da inferriate che li rendono simili a un carcere di massima sicurezza, ai depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli è dedicato il 'progetto fotografico' di Luigi Spina "Sing Sing. Il corpo di Pompei" (fino al 30 giugno nella sezione della Villa dei Papiri). Sono decine di migliaia gli oggetti fotografati da Spina negli storici depositi del sottotetto, gli scatti in mostra raccontano la dimensione quotidiana dell'epoca romana: sculture in bronzo, candelabri, lucerne, vasellame, si integrano in un suggestivo percorso di anastilosi. Con questo termine, in archeologia, si intende la ricostruzione ottenuta mediante la ricomposizione, con i pezzi originali, delle antiche strutture.